La parola più pronunciata è collasso. Napoli conta un centinaio di strutture sportive dedicate al calcio. Si va dai 110 mila metri quadri e undici campi del complesso Kennedy ai Camaldoli, al campetto con quattro luci di periferia che dà da vivere al singolo gestore con la sua decina di partite settimanali. Tutti chiusi da quattro mesi. E il carico da novanta lo ha messo il Comitato tecnico scientifico che ha fatto slittare ancor di più la partenza degli sport di contatto (basket, volley, calcetto e partitella). Il tutto mentre Abruzzo, Sicilia e Puglia sono già partite.
LE CIFRE
È difficile quantificare i numeri di un movimento diviso tra innumerevoli associazioni, sigle, tornei privati e ufficiali. Un mondo che sfugge allo sport organizzato dal Coni e dalla Federcalcio e quindi non è assolutamente censito in quanto fatto di amatori, privati, amici, che sfogano la loro passione su uno dei tanti campi o campetti presenti in città. Una stima decisamente per difetto rispetto alla realtà parla di 200 tornei (8 per 4 partite a settimana per 800 partite a settimana) e 4 mila partite al mese nella sola città di Napoli. Moltiplicate all’eccesso le partite occasionali della sera riservate ad amici o colleghi di ufficio.
Gianluca Agata (Il Mattino)