La città di Porto Recanati e tutto il mondo del basket piangono la scomparsa di Attilio Pierini. Il cestista marchigiano morto martedì scorso dopo un terribile impatto con un tir in A24, in Abruzzo. Una notizia terribile che ha lasciato senza fiato tutti gli amici di “Attila”. Così lo chiamavano compagni di squadra e avversari quando giocava. Una forza della natura, un fisico imponente, ma sempre leale e corretto e mai sopra le righe. Forte e gentile, dicono di lui, aveva indossato per 15 anni la maglia del Basket Recanati partendo dalla serie C fino a coronare il sogno della A2.
Una vita per quei colori per quella maglia numero 8 indossata sempre con grande orgoglio e straordinario senso di appartenenza. Aveva fatto tanta gavetta Attila, partendo dalle serie minori e allenandosi sempre sodo e con quella grande determinazione che lo avevano portato a diventare un vero leader dello spogliatoio. Ai tempi della serie A c’erano tanti giocatori americani ma il punto di riferimento per tutti era rimasto sempre lui, Attilio. Tanti i messaggi di cordoglio arrivati dai suoi ex compagni, affranti e attoniti dopo la triste notizia.
Non era così che doveva fermarsi l’amore di Attila per questo sport. A 39 anni e dopo un brutto infortunio al ginocchio, che ne aveva limitato le presenza nelle ultime due stagioni vissute in B con la maglia della Virtus Civitanova. L’idea di smettere non sembrava ancora essersi materializzata nella sua testa. «Sarò io a decidere quando finirò la mia carriera, non di certo il ginocchio» dichiarò in un’intervista a un’emittente sportiva qualche mese fa. E invece, un tragico destino lo attendeva ai piedi del Gran Sasso mentre stava viaggiando insieme a Francesca, la sua amata moglie, verso Roma.
Uno scontro frontale violentissimo a un chilometro dal traforo che non gli ha lasciato scampo. Su quel maledetto tratto di A24 si stava viaggiando a doppia corsia a causa di alcuni lavori in corso. E il suo suv si è scontrato frontalmente con un tir Volvo che viaggiava in direzione di Teramo.
Attila è morto sul colpo. Così come il suo cagnolino che era in auto. Mentre sua moglie Francesca è stata soccorsa in eliambulanza e trasferita in gravi condizioni all’ospedale Mazzini di Teramo dove si trova tuttora ricoverata in prognosi riservata. Le cause dell’incidente sono ancora al vaglio della polizia autostradale de L’Aquila arrivata sul posto subito dopo lo schianto mortale che ha anche paralizzato il traffico da e verso la capitale per diverse ore. Fonte: Il Mattino