Ciò che si scorge nello sguardo «severo» di Gattuso è la consapevolezza di non aver scorie nel corpo e nell’anima, d’essersi lasciato alle spalle non solo l’ammutinamento del 5 novembre ma anche la sconfitta con il Lecce. «E dire che siamo solo compatti mi sembra anche riduttivo, se permettete». Il confine tra un calcio e l’altro, ma sì, sta al «Bentegodi», in questa dimensione che il Napoli si concede a modo suo, tracciando dunque una frontiera oltre la quale non è consentito al Verona avventurarsi, e poi in quella disinvoltura offensiva che va sfruttata per elevare il talento a disposizione, per esaltare chi è rimasto a lungo fuori e sembra che ormai non abbia più futuro. Milik è sull’uscio di Castel Volturno e Lozano non sa cosa gli riserverà il mercato, ma in questa sfida in cui conta la materia grigia ancor prima che i muscoli, Gattuso dà una spallata alla panchina, fa alzare il suo centravanti sin dall’inizio e poi il suo chucky nel finale e con quei cento milioni potenziali si sistema in poltrona ad aspettare Atalanta-Lazio, che varrà un pochino anche per lui. «Tutti i miei giocatori fanno parte del gruppo. Milik ha un contratto che andrà in scadenza nel 2021: ce ne sono pochi di giocatori più forti di lui in giro, ma Arkadiusz sa che lo rispetto. E i soldi non sono miei. E poi ad un certo punto è diventata la partita di Lozano, su un campo veloce e con spazi adatti a lui».
VI ASPETTO
Cagliari, Brescia, Torino (lokdown) e poi il Verona, portandosi dentro la felicità per quella Coppa Italia che sta lì, nella pelle, ma non spettina i pensieri d’una squadra risorta dalle sue stesse ceneri. «Sono soddisfatto dalle risposte che ho avuto da tutti, per esempio da Ghoulam. Da quando sono arrivato aveva piccoli problemi fisici e poco continuità, mentre adesso accelera e frena. Per come si sta allenando meritava l’occasione avuta: certo, dimentichiamo il Ghoulam di 2-3 anni fa, quello era tra i più forti del mondo, ma sono contento per lui. E la settimana prossima potrebbe essere la volta di Younes».
CHE BRAVI
Chissà cosa succederà, in questi quaranta giorni che restano, e forse non è neanche il momento di chiederselo: però il Napoli crede in qualcosa, fosse anche l’impossibile, e Gattuso non pone limiti, anzi stimola, stuzzica, offre la propria versione da incontentabile: «Bisogna pedalare. I cinque cambi sono utili e abbiamo avuto forza: abbiamo giocato, facendo correre il Verona. Io qua ho visto giocare bene poche squadre, mentre noi siamo stati bravi nelle due fasi. E’ da un po’ che vedo la squadra in crescita e Demme e Zielinski, per fare due nomi, l’hanno confermato. Avevamo sofferto con l’Inter, ma siamo in salute e non dobbiamo forzare certe giocate. Ringrazio la società che a casa, in due mesi e mezzo, ha messo a disposizioni attrezzi e tapis roulant». E nel silenzio, se ne sta lì ad osservare il vuoto: la stagione è appena (ri)cominciata.
Antonio Giordano (CdS)