Lino Banfi: «Userei la bi-zona mascherina. Dybala mi ricorda Aristoteles» 

Oronzo Cana Lino Banfi si racconta al CdS

Tra sdrammatizzazione e finzione, la Serie A riprende con il teorico del 5-5-5 di Lino “Canà”Banfi: «Dybala mi ricorda Aristoteles. In certi momenti i suoi dribbling somigliano a quelli di Ari. E poi mi sembra anche un bravo “raghèzzo” come lui. Seedorf mi confessò la passione per le cozze pelose»

La ripresa-rinascita reale, il pubblico virtuale, l’allenatore ideale. Tra sdrammatizzazione e finzione, la Serie A ritrova anche il teorico del 5-5-5, l’ultratecnico Oronzo Canà. Indimenticabile la sua battuta «M’avete preso per un coglione!», e la riposta dei tifosi: «No, sei un eroe», che riassume perfettamente gli ultimi tre mesi e mezzo del calcio italiano.

«Il 5-5-5 non andrebbe bene» spiega Lino Banfi Canà «sarebbe troppo dispendioso con così tante partite ravvicinate. Userei una bi-zona mascherata. Anzi, la “bi-zona con la mascherina”». 

Ce la spiega? «Semplicissimo, durante una marcatura in genere si alzano le mani come per dire “non l’ho toccato”. Ecco, in questo caso invece i difensori dovranno mettere le mani davanti alla bocca, come se fosse una mascherina. L’avversario rimarrà perplesso e si fermerà per capire. Ed è a quel punto che noi lo fotteremo togliendogli il pallone con il cucchiaino e andando in rete».

Con i 5 cambi, i giocatori un po’ più “scarsi” potrebbero avere maggiore spazio. Come gestirebbe la situazione? «Come facevo con Crisantemi. Lui era sempre pronto, mi diceva: “mister, vado?”. Io gli mettevo una mano sulla spalla e gli rispondevo: “No, no, è meglio dopo. Continua a caricarti”. Il problema era che lui quando si caricava diventava ancora più cupo e slavato. E automaticamente ti veniva di metterti la mano sinistra in tasca…».

Ha capito la soluzione dei playoff e dell’algoritmo? «Assolutamente no, numeri e percentuali non fanno per me. Mi farò aiutare da Ancelotti. Ogni volta che lo vedo gli ricordo: “Guarda che io ti conosco da quando eri in Primavera. Poi anche in inverno e in estate. Eri un pulcino, ora da allenatore fai il gallo”».

Ha altri dubbi? «Sì, con il distanziamento sociale mi servirebbe un panchinone di 30 metri. E i più lontani non entrerebbero mai, perché mi scorderei di averli a disposizione. Che poi comunque si danno il cinque quando c’è una sostituzione o fanno gol. Sì, mancano gli abbracci, non si buttano uno sopra l’altro. Questo potrebbe essere anche un bene per alcuni. Se accadesse a Crisantemi che è tutto pelle e ossa, con 4-5 persone sulla pancia, dopo dovremmo contare le costole rotte».

Riguardo le norme igieniche invece ha qualche consiglio? «Certo, in panchina dovrebbero esserci due o tre bottigliette di gel igienizzante, così quando i giocatori vanno lì per bere, possono anche lavarsi le mani. Se poi si confondono possono sempre bersi l’igienizzante e pulirsi le mani con l’aranciata, va bene lo stesso».

Questione ritiri: come evitare “intrusioni” esterne per gli Speroni di turno? «Di Speroni ce ne sono parecchi nelle squadre. Sono carini e leggermente più colti di trent’anni fa. E sono aumentate anche le spasimanti. Dovrei mettermi di guardia personalmente, nascosto negli armadi come una volta».

Un tempo si ispirava a Liedholm, c’è un allenatore di oggi che le piace particolarmente? «Ho sempre stimato Mihajlovic, sia come giocatore che come tecnico. Mi piace il suo sguardo, il suo modo di stare in panchina. E poi non si mette nemmeno a fischiare come Trapattoni, un altro a cui ho insegnato tanto».

In che senso? «Beh, per fischiare usava entrambe le mani, io gli ho mostrato come si facesse con due sole dita, variando anche l’intensità. Ovviamente ammise che fossi molto più pratico di lui».

Dica la verità, anche quando Thiago Motta al Genoa parlò del modulo 2-7-2, letto da fascia a fascia, c’era il suo zampino… «Posso dire solo che mi ha reso orgoglioso. E mi ha portato a creare una variante, il 2-7-3. Basterebbe far alzare un giocatore dalla panchina e avvicinarlo alla linea laterale».

Cederebbe Falchetti e Mengoni se le offrissero i tre quarti di Ronaldo e i sette ottavi di Dybala, più la metà di Amadeus? «Va bene, ma di Cristiano Ronaldo vorrei solo il pomo d’Adamo. È tre volte quello degli altri. Poi è veramente forte, anche se alla ripresa era un po’ sottotono. Non è concepibile che uno come lui sbagli un rigore, come non lo sarebbe che Oronzo Canà vinca una partita. L’unico dubbio sarebbe forse sull’alimentazione».

Che intende?«Dicono che mangi sempre sano, roba come petti di pollo, anche un po’ sconditi. Capisco che per i calciatori le porzioni debbano essere ridotte, ma avete tanti soldi, almeno mangiatele buone. Che ne so, tre etti d’aragosta. Ad esempio ho sempre adorato Seedorf, perché mi confessò la sua passione per le cozze pelose: le ordinava addirittura da Trani».

Invece che giocatori chiederebbe per la sua Longobarda?«Zaniolo mi fa impazzire. E poi vorrei Salah, era un godimento vederlo giocare. Mi basterebbero questi due capi della “bi-zona”».

C’è un calciatore che le ricorda Aristoteles?«Dybala! In certi momenti i suoi dribbling somigliano a quelli di Ari. E poi mi sembra anche un bravo “raghèzzo” come lui».

A cura di Marco Ercole (CdS)

 

 

 

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