Un nome, Diego Demme. Presente. E’ il cuore del reparto azzurro ed anche quando non si vede traccia la sua partita con geometrie precise e movimenti occulti che coordinano, spingono e disegnano il Napoli che riparte, attacca e difende all’indietro. E’ l’uomo della ripartenza, è il compagno di cui ti fidi per l’appoggio facile e ci mette sempre la gamba. Mai cattivo, sempre grintoso. Un sacro furore agonistico che si consuma ogni secondo del match che vede la Juventus padrona del gioco, anzi del ritmo, nei primi venti minuti ed è in quei minuti che Demme tiene in mano la squadra mantenendo le giuste distanze tra i reparti. E’ il compagno ideale quando la squadra soffre e quando la squadra risale nei successivi venti minuti. E’ il compagno di squadra che ti porteresti anche a casa dopo la partita, dopo una partita cosi nella quale consuma chilometri a dispetto di una Juve che si arrende ma continua ad esistere grazie al talento delle sue individualità. A fianco di Demme, Zielinki e Ruiz che giocano la partita difficile dei duelli individuali e del contenimento. Giocano la gara delle corse lunghe e dei raddoppi, quei raddoppi sottostimati oscuri e preziosi che si portano dietro il profumo della vittoria. Stremati , macinano chilometri , quei chilometri che porteranno alla vittoria. Quella del sacrificio e del metodo che quando incrocia il cuore sa di eterno.
a cura di Alessandro Tullio