Il napoletano Palomba (Prefetto Torino): “Ho vissuto gli scudetti, so cosa si prova”

«Vincere è sempre una grande emozione. Un traguardo importante. Non succedeva da parecchi anni. Speriamo sia di buon auspicio per tornare a lottare anche per altri obiettivi significativi». C’è un napoletano che ieri sera ha fatto festa a Torino. Claudio Palomba, prefetto della città piemontese, partenopeo doc. Cuore azzurro, tifoso acceso, cresciuto a Fuorigrotta. «Ho giocato dentro e fuori dello stadio – ricorda Palomba – sono cresciuto con i rumori di fondo del calcio, i boati del tifo, l’atmosfera della partita, come tutti i ragazzi di Fuorigrotta. Nel piazzale dello stadio si giocava a pallone, si giocava per strada. E poi sono arrivato con grande emozione anche a giocare dentro». In trepidazione fin dal pomeriggio per questa finale che ci è conclusa poi con la vittoria azzurra, proprio come se si trovasse a Napoli, il prefetto Palomba è forse uno dei pochi in tutta Torino, durante questa partita, a essere stato emozionato. «I tifosi della Juventus – dice – hanno lo sguardo puntato su altri trofei. Sono in corsa per il campionato, per la Champions. Probabilmente li considerano trofei più significativi. È chiaro che il peso delle competizioni è differente e il sapore della vittoria si sente di più se non arriva da molto tempo».
Ricorda, invece, l’entusiasmo di Napoli in occasioni importanti come queste, a prescindere dall’esito?
«Una finale, una sfida scudetto. Qui sono ricomparse le bandiere agli angoli delle strade e sui balconi e hanno ripreso a suonare le trombe fin dal pomeriggio. Posso immaginare benissimo. So quanto il calcio appassioni i miei concittadini, quanta euforia scateni. Ricordo le lacrime di alcune sconfitte. Ma anche la festa che coinvolgeva tutta la città nelle occasioni importanti, e posso solo vedere da qui la partecipazione emotiva di tutti per questo evento significativo. Ho vissuto i due scudetti e so cosa prova la città in momenti come questi».
Quello assegnato ieri sera è stato il primo trofeo calcistico dopo il lockdown e la grande paura del coronavirus. Uno stop prolungato inedito, per lo sport e per tutta la società. Mesi senza calcio, senza campo, senza tifo. È stato importante tornare alla competizione sportiva? «Il Paese ne aveva bisogno. Il calcio è un grande appuntamento popolare. Distrae le persone, diverte, attira l’attenzione, coinvolge emotivamente. Certo, la ripresa deve assolutamente avvenire nella sicurezza, come negli altri settori della vita. Parliamo comunque di un gioco, poteva anche aspettare, non sarebbe stata la fine del mondo. Ma tornare a guardare una partita di calcio è un importante segno di ritorno alla normalità, che ci fa bene. Abbiamo protocolli di sicurezza, li rispettiamo e proviamo a goderci momenti belli senza perdere il controllo della situazione».
Napoletano a Torino: come ha vissuto una finale con gli azzurri protagonisti proprio contro una squadra torinese? «Con grande tranquillità e con il senso di una pura sfida sportiva. Di questo stiamo parlando, no? In famiglia siamo tutti tifosi del Napoli, soprattutto nella mia famiglia originaria. Ho 4 fratelli, di cui uno a Torino, e 3 sorelle, e siamo tutti azzurri. La partita si guarda serenamente nel salotto di casa ma con grande partecipazione emotiva e attenzione massima. Per noi la Coppa Italia era l’unica competizione contendibile. Fuori gioco per lo scudetto, difficile la Champions. Una finale dal sapore chiaramente diverso. Con Sarri, poi…».
Lei è uno dei nostalgici dell’ex allenatore del Napoli? O si è offeso per il tradimento subito? «Mi piaceva ma non ho gridato al tradimento. Ha fatto le sue scelte. Era un allenatore giusto per la piazza di Napoli, ha dato spettacolo, non senza qualche pecca in difesa. Noi abbiamo bisogno, però, di uomini così alla guida. Gente appassionata, verace, di carattere, che ha fame di traguardi importanti».
Non come Ancelotti, intende? «Intendo dire che tra lo stile pacato e il carattere, a Napoli riesce meglio un allenatore di carattere. Io ricordo con grande stima Vinicio, per esempio. Il suo Napoli, a oggi, è il mio preferito».
Gattuso è l’uomo della svolta per il Napoli? «È stata sicuramente una scelta giusta. La finale stessa di Coppa Italia lo dimostra. È un uomo che sta dando grinta e personalità alla squadra. Uno che in campo si fa sentire, guida, stimola, carica i suoi uomini. E si sente ancora di più ora che le partite si giocano senza pubblico, in questo clima strano. Gattuso ha dato un contributo fondamentale per tirare il Napoli dalla crisi e portarlo fin qui».
Il suo calciatore di riferimento oggi nel Napoli? «Guardo con molta attenzione a Insigne, credo che stia maturando, ha dato molto prima della pausa e credo che possa dare ancora tanto alla squadra».
Invece alla Juventus chi ruberebbe? «La coppia Dybala – Cristiano Ronaldo è straordinaria. Fa paura lì davanti, per potenza e intelligenza tattica. Con due calciatori così si gioca un calcio di altro livello».
La rivalità tra il Napoli e la Juventus ormai è diventata un classico. Come se la vive un tifoso del Napoli a Torino? Sfottò, attacchi? O il ruolo di Prefetto la mette al riparo? «Siamo tifosi, ci divertiamo, ognuno tiene per la sua squadra. Ma non perdiamo mai di vista il senso del gioco, dello sport, ci mancherebbe. Ma io non manco di difendere la mia squadra e la mia città. Ho nel cuore gioie e dolori su questa sfida. Le ultime, entrambe, collegate a Kalidou Koulibaly. Il colpo di testa vincente di due anni fa ma soprattutto ero già qui a Torino l’autogol del 4 a 3 dell’anno scorso. Una ferita profonda, ahimè».  Fonte: Il Mattino

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