Le apparenze non ingannano. Questa volta è proprio il caso di dirlo. Il Napoli è di Gattuso, la Juve non è di Sarri. Non ci sono poi chissà quanti dubbi a riguardo. Perché in sei mesi (compresi quelli del lockdown) Ringhio è riuscito a dare la sua anima tenace e combattente alla squadra, che anche contro l’Inter – nella prima uscita del calcio italiano 2.0 – ha dimostrato di avere una cattiveria enorme e una grandissima predisposizione alla sofferenza. Ha impiegato pochissimo a trasmettere il suo Dna al Napoli, che quasi per osmosi ha riposto il fioretto per impugnare la sciabola e andare a lottare contro ogni avversario. Discorso diametralmente opposto per Sarri e la sua Juventus, che poi tanto suo proprio non sembra. Per chi ha ancora davanti agli occhi quel calcio champagne del triennio napoletano, la lentezza della manovra e la totale mancanza di imprevedibilità dei bianconeri arriva come un cazzotto dritto allo stomaco. Sembra, infatti, che le azioni siano quasi sempre affidate all’estro dei singoli, mettendo da parte l’armonia tipica degli schemi che hanno reso Sarri il maestro ammirato nell’era azzurra. Ecco, a distanza di quasi un anno dal suo arrivo a Torino, infatti, la mano dell’allenatore ancora stenta a farsi notare. Quella suonata da Ronaldo e compagni sembra un concerto per solisti, nulla a che fare con l’armonia dell’orchestra tipica dell’idea di gioco di Sarri. Fonte: Il Mattino