Fabio Cannavaro: “E’ stato Sarri a cambiare la vita a Mertens”

Il doppio ex di Napoli-Juventus, farà il tifo per la squadra di Gattuso

Domani sera si giocherà allo stadio Olimpico di Roma, a porte chiuse, Napoli-Juventus, una sfida mai banale tra le due squadre. Si assegnerà il primo trofeo post-Covid-19 e per gli ex Sarri e Higuain, occasione per dare uno smacco alla loro ex squadra. Ai microfoni del CdS l’intervista a Fabio Cannavaro.

Napoli-Juventus è la sua finale, Fabio. «Le finali sono di chi le conquista e dunque appartengono ai club, agli allenatori, ai calciatori. Io la vivo con partecipazione, ovviamente, ed è anche superfluo sottolinearne i motivi».

Facciamo subito una domanda carogna: per chi tifa? «Non ho più l’età per tifare: però è chiaro che se c’è la squadra della mia città in campo ed il suo allenatore è Gattuso, allora non posso che aver piacere che a vincere siano loro. Anche perché penso che Rino meriti la soddisfazione di godersi un trofeo». 

Ha visto Juventus-Milan e Napoli-Inter e ha avuto conferma di ciò che sospettava. «Che sarebbe stato complicato tornare in campo dopo cento giorni circa. Una sosta lunghissima, insolita, unica, riempita da allenamenti differenziati e individuali e poi da quelli collegiali che sono arrivati dopo. C’è stato chi ha corso tanto all’inizio, chi l’ha fatto dopo aver carburato, chi si è spento alla distanza». 

Chi ha attaccato di più e chi ha scelto di difendersi. «Il Napoli s’è ritrovato schiacciato, ma alla fine ha resistito, è riuscito a controllare le situazioni più complicate. Ha coperto come ha potuto e ha sofferto. Ha rappresentato la personalità del suo tecnico. La Juventus ha provato a giocare e ho il sospetto che da questa pausa possa uscire migliore: Sarri non ha mai avuto un periodo così lungo per provare a trasmettere ai suoi le proprie teorie e in questi mesi ne avrà approfittato». 

I pronostici non si fanno, altrimenti si sbagliano. «E io dico 50% a testa. Ma non sono diplomatico, lo penso davvero: è così, le finali non hanno favorite, le possono determinare piccoli dettagli. E poi adesso non è proprio il caso di sbilanciarsi, ne sappiamo ancora poco, le incognite sono tantissime. Neanche un allenatore è in grado di leggere la condizione dei propri uomini». 

Ma alla Juventus un vantaggio, fosse anche solo per l’organico, lo possiamo concedere? «Diciamo che rispetto al Napoli ha l’obbligo di fare la partita. E anche di vincere». 

Ha due uomini da scegliere come probabili – o sicuri – protagonisti. «Insigne per il Napoli e Cristiano Ronaldo per la Juventus. Perché Lorenzo ha la capacità di spaccare la partita anche da solo; e perché CR7 non resta mai due gare di seguito senza segnare». 

E Mertens che è arrivato a 122 gol? «Sarri gli ha cambiato la vita, gli ha aperto un mondo, e lui è stato bravissimo a cogliere quell’occasione e a sfruttarla in maniera imperiale. Attacca lo spazio, la porta e la trova. Ma lei m‘aveva detto che potevo scegliere due calciatori». 
 
Per equità, allora, le citiamo Buffon: non finisce mai…! «E non si vuole rendere conto che deve finirla….Ma Gigi è strepitoso, sempre, persona eccezionale, non solo atleta straordinario. E allora, se si diverte, continui. Ma non tanto, eh». 

Un’altra risposta da allenatore: c’è un signore, si chiama Massimiliano Allegri, che ha vinto tanto «smitizzando» la centralità degli schemi. «E io sto con lui: valgono per una ventina di minuti, poi la differenza la fanno i calciatori, le motivazioni che riesci loro a trasmettere, la loro forza. Il modulo è un’ossessione che fa da contorno». 

Il Napoli ha deciso: parte domani, il giorno della finale. E non solo per difficoltà logistiche. E’ una scelta che altrove, in Spagna a esempio, è stata frequente; e che negli anni Ottanta, a volte, utilizzò il Bologna di Maifredi. Il ritiro comincia a sparire. «Con il Real andammo a Barcellona al mattino e tornammo la sera. Esistevano le condizioni, come per il Napoli che deve andare a Roma. Restare a casa o nella propria città toglie pressione e comunque andarsene ventiquattro ore prima non ti cambia niente ormai. I calciatori sono professionisti». 

Intanto, mentre chiacchieravamo, ha deciso chi vincerà? «Non mi frega: cinquanta e cinquanta».

Fonte: Antonio Giordano CdS

 

 

 

 

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