Riaprire gli stadi: Prima con una piccola percentuale ma dipende dal CTS

SPINTA

La riflessione su quali settori riaprire e con quali modalità è in corso e le società di Serie A si stanno confrontando sul tema per trovare una linea comune. Anche la Figc, che punta a riempire tra il 10% e il 20% degli stadi, sta studiando il dossier. Che qualcosa si stesse muovendo era chiaro dopo le parole del presidente Agnelli che negli scorsi giorni aveva detto: «Se le condizioni lo permetteranno, perché non iniziare a ragionare su come consentire l’ingresso di una piccola presenza di tifosi? Altrove lo fanno o lo faranno con percentuali dal 10 al 25% della capienza».

E’ chiaro che sarebbe un modo anche per venire incontro alle esigenze economiche dei club, molti dei quali stanno valutando le modalità con cui risarcire gli abbonati che non potranno assistere agli ultimi incontri. Ed è altrettanto chiaro che essendo i posti hospitality i più preziosi (a livello economico), preservare questi per il presente e il futuro sarebbe un aiuto per i presidenti. Anche nell’ottica di una rinegoziazione dei contratti con sponsor alle prese con gli effetti del coronavirus. 

PAROLA AL CTS

La riapertura di alcuni settori naturalmente passerà dall’ok del governo. Il ministro dello sport Spadafora è già stato informato dalla Federazione che questa sarà la prossima battaglia, ma, trattandosi di una materia sanitaria, “pesante” sarà il parere del Cts che nelle scorse settimane ha dettato le regole per la riapertura delle fabbriche, ma anche delle chiese e dei luoghi dove ci sono spettacoli (tra 10 giorni tanto per fare un esempio cancelli aperti a Gardaland). Toccherà agli scienziati enunciare le norme e alle società osservarle. Quei 300, prima o poi, aumenteranno. Figc e Lega sperano succeda presto. Fonte: CdS

serie Astadi
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