Francesco Vaia, membro commissione medica FIGC e direttore sanitario Spallanzani, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Punto Nuovo durante la trasmissione Punto Nuovo Sport Show: “Stimo il professore Zangrillo, ma non l’ho seguito in diretta e non so cos’ha detto precisamente. Notoriamente si occupa di terapia intensiva, se lui ha detto che sono diminuiti i pazienti in terapia intensiva, è una cosa giustissima. Se ha detto che il virus è andato a scemare grazie alla sanità italiana, alle misure di sicurezza ed il lockdown, ha ragione. Credo però che dobbiamo evitare di disorientare i cittadini. Il dato reale è questo: c’è un ridimensionamento del virus, questo ci dice che bisogna essere ottimisti per il futuro, ma anche che la battaglia non è ancora finita. Certamente la vinceremo, ma da qui alla vittoria, c’è ancora un tratto da fare insieme. Non siamo meteorologi, quindi non possiamo prevedere una seconda ondata o meno. Sappiamo che in autunno ed inverno, notoriamente ci sono influenze, come sanità abbiamo il dovere di vaccinare rispetto all’influenza, la polmonite, le fasce più fragili ed esposte. Penso al personale sanitario, al personale scolastico, coloro che sono a contatto con la popolazione. Da qui a dire che sicuramente ci sarà una seconda ondata, a settembre o ottobre, non è prevedibile. È giusto non abbassare la guardia, ma continuare ad osservare con ottimismo ad un fenomeno che si sta riducendo. È una grande cavalcata fino al vaccino, con terapie di anticorpi che ci possono dare immunità passiva. Stiamo lavorando e credo che grazie alle terapie innovative ed il vaccino su cui stanno lavorando tanti Paesi, faremo in tempo”.
Fattore climatico?
“Evitiamo di essere frettolosi su cose che non hanno alcun valore scientifico che avremo solo quando ci saranno pubblicazioni scientifiche. Il dato di oggi è profondamente empirico, dalla conoscenza del virus, alle terapie. Tuttavia c’è un adattamento dell’ospite, chi ha detto che non c’è rischio 0, ha detto bene. D’estate si esce di più, il fatto di lavarsi più spesso aiuta, ma da qui a dire che c’è rischio 0, ce ne passa. Noi abbiamo canonicamente una settimana in cui, presumibilmente, il virus ha un’incubazione dai 7 giorni fino a 14. Il soggetto è maggiormente contagioso quando sintomatico, ma stiamo osservando che vi sono nel dato statistico della curva, alcuni asintomatici, ma sono cresciuti di molto. A nostro giudizio, più che il post, va osservato il pre. Il gruppo squadra poteva essere messo in un centro sportivo ed in 15 giorni fare uno screening generale, così da avere la quasi certezza di avere un gruppo negativo. Quando si sceglie un’altra strada che è quella di mandarli a casa, il soggetto ha una sua vita relazionale. Oggi abbiamo una curva bassissima, ma comunque ci sono dei positivi. Se la decisione a monte è sbagliata, a valle diventa difficilissimo metterci mano. È un atto farisaico dire di riprendere il campionato con una norma che dice di bloccarlo in caso di quarantena. L’unica cosa di buon senso da poter fare è mettere sotto monitoraggio, un contact tracing, tutto il gruppo. Ad oggi di fronte la decisione del CTS è evidente sia frutto delle divisioni di chi la voleva cotta e chi cruda”.
Porte aperte?
“Ci spero e ci conto. Sono stato sempre severo, ma sereno. La società sta riaprendo, il contact tracing continuo e costante ci aiuterà. Così andando, possiamo prevedere una parziale apertura degli stadi”.