Per anni con la maglia del Napoli, era soprannominato “el Mota”, Gargano è stato tra gli artefici della rinascita del club azzurro. «In tanti anni ho conosciuto De Laurentiis molto bene ed è una garanzia. Consiglio anche di tenere Callejon .Arrivai in azzurro con il Pocho e Hamsik. Che gioia battere la Juve in Coppa e Supercoppa».
Nel 2012 va via da Napoli e non è si è mai ben capito il perché. «Se tornassi indietro, farei diversamente. Ma andò così: parlai con Mazzarri e mi disse che avrei avuto meno certezze rispetto alla stagione precedente. Io volevo giocare, ne avevo bisogno per me ma anche per mostrarmi a Tabarez, il Ct. E allora decisi di favorire le trattative. De Laurentiis tentò di placarmi, mi spingeva a restare. Avrei dovuto dargli ascolto».
Poi fa Inter e Parma, dove incrocia (tra gli altri) Cassano. «Giocatore straordinario, con piedi fantastici e – mi creda – un cuore gigantesco. Ma, come penso abbia detto anche lui, era anche un po’ pazzo. Ora ho letto che vuole fare il direttore sportivo e sono curioso di vedere cosa farà se dovesse incontrare un giocatore che gli somigli. Ma Antonio sa di calcio e sono convinto che metterà a disposizione le sue conoscenze».
Perché quell’Inter uscì dall’Europa? «Fu una stagione di transizione, ma non lo sapevamo. Ci imbattemmo in una serie di infortuni che pesarono e si stava chiudendo definitivamente un ciclo mentre non era ancora cominciato quello successivo».
Scelga un allenatore tra quelli che ha avuto. «Sono stato bene con chiunque, Reja mi ha guidato nel mio inserimento in Italia, Donadoni l’ho avuto in due esperienze, ma Benitez appartiene a un’altra categoria. Quando rientrai a Napoli, dopo le due stagioni tra Inter e Parma, non fu facile e non lo sarebbe stato per nessuno. E invece lui con la sua esperienza mi tranquillizzò: tu resti qua, vedrai che giocherai. Rafa ha un suo stile e gli sono riconoscente per quella stagione nella quale mi ha cambiato».
Antonio Giordano Corriere dello Sport