Il taglio degli ingaggi è la questione aperta da più tempo. Sin da quando è stato stoppato il campionato, il 9 marzo scorso, infatti, le società hanno manifestato la necessità di ridurre l’impatto a bilancio del costo del personale. E i Calciatori hanno prontamente accolto la richiesta, senza accettare, però, di andare subito a quantificare la sforbiciata. «Prima calcoliamo le perdite e poi stabiliamo l’entità dei tagli», è stata la loro tesi sin dall’inizio. A livello di Lega e di sindacato non c’è stato verso di trovare un’intesa, anzi si è arrivati ad una rottura. Il risultato è che i club del massimo campionato hanno smesso di pagare, appellandosi al fatto che i giocatori non erano in grado di fornire la propria prestazione per un provvedimento del Governo, visto che all’epoca, oltre alle manifestazioni, erano stati chiusi anche i centri sportivi. Nel frattempo, diverse società (la Juventus prima di tutte le altre) hanno raggiunto accordi interni, risolvendo il problema. Altre stanno trattando e potrebbe essere vicine ad un’intesa. Poi, evidentemente, c’è chi ancora deve affrontare l’argomento. Dopo il Consiglio Federale, però, l’Aic, al cui fianco c’è anche l’Assoallenatori, è entrata in rotta di collisione anche con la Figc, visto che sono stati approvati i nuovi vincoli per la concessione delle licenze nazionali. «Con le nuove norme potrà iscriversi al prossimo campionato anche chi non ha pagato gli stipendi», è l’accusa lanciata dall’Assocalciatori, a cui si è prontamente associata l’Aiac di Renzo Uliveiri. Il motivo del contendere riguarda la facoltà concessa alle società di non incorrere in alcuna sanzione disciplinare qualora il diritto alla retribuzione delle mensilità di marzo e aprile, al momento del controllo di fine agosto, fosse oggetto di contenzioso davanti al Consiglio Arbitrale. L’Aic, comunque, ha escluso l’eventualità di ricorrere ad uno sciopero, ma i giocatori senza stipendio potrebbero procedere con la messa in mora dei club, per ottenere lo svincolo. Fonte: CdS