Il mondo del calcio attende con fiducia la decisione del Governo e del Cts per la ripresa del campionato, mentre le voci di mercato continuano a girare e riguardano diverse squadre. Tra queste Napoli e Juventus, tra presente e futuro. Ilnapoliionline.com ha intervistato il giornalista di Tuttosport Sandro Bocchio.
1) Tra meno di una settimana si conoscerà il destino del calcio italiano, in pieno Covid-19. Quali sono le tue sensazioni, si giocherà secondo te a metà giugno? “Penso di sì. La Germania sta dimostrando come questo sia possibile, e lo ha dimostrato stabilendo immediatamente un percorso preciso sulle misure sanitarie da prendere per partire in sicurezza. Parliamo, è ovvio, di una realtà storica e politica differente dalla nostra. Resta però il fatto che in Germania si è subito pensato al “come ricominciare” a ogni livello, aspetto che in Italia non è mai stato affrontato con chiarezza”.
2) A tuo avviso tutte queste settimane tra divisioni e litigi, chi ha più responsabilità?“Tornando al “come ricominciare”, non c’è stata chiarezza nel governo, soprattutto da parte del ministro dello Sport. Ci si è fatti scudo dell’idea populista di un calcio come affare per qualche calciatore milionario senza pensare all’indotto che genera a ogni livello in Italia, da chi scende in campo a chi vi lavora, in maniera diretta e indiretta. E sottovalutando anche la positività sociale che il pallone favorisce. Un atteggiamento che ho riscontrato pure nel Coni, come se ci fosse una contrapposizione tra il calcio da una parte e il resto dello sport dall’altra. Tra i club ho avuto l’impressione che, sotto sotto, qualcuno mirasse solo al proprio tornaconto, vedi quelli impegnati nella lotta per non retrocedere e tra i più contrari alla ripartenza. E ho apprezzato l’atteggiamento del presidente Gravina, che ha cercato (e cerca) ogni possibile soluzione praticabile per rivedere le squadre in campo. Occorreva partire da questa idea, da un calcio messo in condizioni di sicurezza, verificando passo dopo passo se questo fosse possibile, e non da posizioni aprioristiche. In questi mesi mi sono state più che sufficienti, da tale punto di vista, le indicazioni di virologi ed esperti vari: differenti e contrapposte”.
3) Tu che conosci le vicende della Juventus, Milik realmente è un obiettivo del club bianconero o sono solo rumors? “Un interesse c’è, tenendo conto delle caratteristiche della Juventus in versione Cristiano Ronaldo. Milik è un giocatore che ogni allenatore apprezza, per la serietà, la qualità e il rendimento. E sul campo può essere l’idea spalla per CR7, con il vantaggio di avere 26 anni. Non penso a una trattativa solo per soldi, ma a un ragionamento su scambi e conguagli, visto il tipo di mercato che si andrà ad affrontare”.
4) Quale futuro per Higuain: tornerà in Argentina o andrà a giocare in America? “Come raccontiamo su Tuttosport, l’idea degli Stati Uniti è concreta. Ci sono aspetti personali, come l’argentino Schelotto, allenatore dei Los Angeles Galaxy, e il fratello Federico, che gioca al DC United. Ma è un’idea su cui Higuain ragionerà a fine contratto, che scade nel 2021. L’impressione è che voglia rimanere alla Juventus, come aveva fatto con ogni forza la scorsa estate di ritorno dal Chelsea”.
5) Belotti è da sempre un nome in orbita Napoli, secondo te questa è la volta buona per chiudere l’affare, oppure il “gallo” ha altre pretendenti? “Belotti, in questo momento, lo vedo ancora legato al Torino. Tra i giocatori è quello che più di tutti impersona lo spirito granata e Cairo conta molto su questo. Certo, resta sempre il discorso dell’offerta irrinunciabile ma, come accennato, non avremo un mercato da grandi cifre come in passato. Un addio potrebbe verificarsi se il giocatore manifestasse un personale desiderio di andare via, non ci sono comunque segnali in proposito. Poi lui e Sirigu sono i due elementi che ogni allenatore papabile per la panchina (tenendo conto dello stesso Longo) vuole per costruire il Torino del futuro”.
Intervista a cura di Alessandro Sacco
©RIPRODUZIONE RISERVATA