Per più motivi il club di De Laurentiis effettuerà diverse operazioni
C’è qualcosa di invisibile, ora più di allora, nel calcio, ed è il mercato. Esiste, anche se non s’avverte, non si tocca: è plasticamente nascosto dietro quelle che si chiamano idee, però si muove, lentamente o anche no, e attende solo che emergano date certe, perché poi va bene anche la distanza sociale e le mascherine, ormai tutto accade con un cellulare, una mail, la pec. E vale per chiunque e ovunque, ovviamente: solo che stavolta, non sapendo quando si ricomincerà a giocare, men che meno a trattare, ed essendoci solo la Bundseliga ad aver riaperto al calcio, c’è la possibilità di scandagliare con maggior calma questo macro universo, provando a scorgere una formula magica. E poi comunque c’è percezione delle proprie mosse, dell’evoluzione di strategie che restano teoricamente rinchiuse in uno scrigno affinché siano secretate, mentre c’è sempre chi sa o sospetta di conoscere quello che sta per capitare dentro a questo pallone. Il Napoli è consapevole di alcune cose, può dire che è dinnanzi all’evidenza dei fatti: Callejon saluterà, dopo sette anni, e costringerà a rovistare in ogni Continente per individuare un omologo che non induca alla nostalgia; potranno seriamente congedarsi anche Koulibaly e Allan; e partirà anche Milik, perché non si può perdere a parametro zero un calciatore che andrebbe in scadenza nel prossimo giugno quando avrebbe appena compiuto ventisette anni; e infine c’è Ghoulam, sfortunatissimo, che viene ritenuto al tramonto del personalissimo ciclo. Ci sono, quindi, cinque caselle che vanno occupate, e si può essere discreti finché si vuole, ma poi in questi giochi che non sono cambiati neppure con il lockdown, t’arriva sempre una confessione da un procuratore o persino da un presidente, come quello del Gremio, che «libera tutti». In pratica, non è cambiato (quasi) niente, ed è anche giusto che sia così: perlomeno s’annusa un pizzico di normalità e si ha consapevolezza che qualcosa, almeno al mercato, cambierà. Cinque uomini per De Laurentiis: ma non è certo il titolo di un film.
A cura di Antonio Giordano (CdS)