Lo chiamerete «cipollina», nel caso, come fanno da sempre in Brasile, dicono semplicemente per quel taglio di capelli che lo fa somigliare ad un personaggio dei cartoni animati (mentre qualcuno ha aggiunto: perché fa piangere le difese avversarie). O altrimenti sarà «beep-beep», visto che viaggia su altissime velocità e quando parte fa male, taglia il campo anche in diagonale, insegue percorsi frastagliati, senza negarsi il dribbling.
Lo chiamano così sin da quando ha cominciato a fendere l’aria, era nei giovani del Fortaleza: se ne innamorò il Gremio e se lo portò a casa, puntandoci forte, inserendo persino una clausola mostruosa, ottanta milioni di euro o una somma che si avvicini a questa enormità e che adesso va dimezzata, anzi ignorata, perché intanto tutto cambia e a volte c’è necessità di sistemare i bilanci o semplicemente di far cassa. La crisi non fa sconti, anzi.
IL VICE NEYMAR
Ma è successo poi tutto così in fretta che quasi non è sembrato vero: perché Everton Sousa Soares esplode, e fragorosamente, un anno fa, nella Coppa America – quindi al fianco di Allan, che volendo può spiegargli i segreti di Napoli. Era rimasto fuori Neymar, per infortunio, e andava individuato un sostituto, operazione non certo semplice né a quel tempo né dopo o prima: e comune Tite, il Ct, lasciò perdere talenti già affermati, e decise di puntare su questo giovanotto che sa trattare il pallone con rispetto, incurante della sua rapidità.
Tre gol, Coppa America vinta (con rete nella finale al Perù) e un futuro che comincia ad avere contorni soddisfacenti. E’ in quei giorni che Cristiano Giuntoli comincia a mettere gli occhi addosso ad Everton, ma ormai il mercato aveva altre indicazioni e poi servivano conferme. Non a caso, e in segreto, l’area scouting ha cominciato a seguire l’attaccante brasiliano, ha acquisito informazioni e poi ha espresso parere favorevole.
CARATTERISTICHE
Tite è un destro che gioca a sinistra, come Insigne. Perché gli piace andare a chiudere con il suo piede preferito però cercando il tiro a giro, quello che non l’effetto finisce spesso nell’angolo lontano. Invisibile e irraggiungibile per il portiere. Ha numeri che cominciano ad appagare.
Nella scorsa stagione ne ha segnati quindici, in quella precedente era arrivato a sedici. Ha avuto bisogno di un paio di stagioni per inserirsi nel Gremio (ma d’altro canto ha appena compiuto ventiquattro anni). Ma nelle ultime due è andato sempre in doppia cifra. Gli attaccanti a questo servono, in genere… A segnare ed anche ad emozionare. E per De Laurentiis un pizzico di Brasile ci vuole.
A cura di Antonio Giordano (CdS)