Sul “caos” legato alla possibile ripartenza, tra Protocolli e regole di sicurezza, c’è da segnalare anche la posizione dei calciatori. «I giocatori sono disponibili ai maxi ritiri, ma non più di due settimane». La posizione dell’Aic è stata rimarcata ieri dal vicepresidente Umberto Calcagno, mentre resta il problema della quarantena nel caso in cui venisse trovato un giocatore positivo. «Non abbiamo cambiato idea sui ritiri, i giocatori sono disposti ad andarci. Le due settimane concordate, se necessarie, si faranno. Il problema è la quarantena, è impensabile che con circa 1000 persone che girano in Serie A, non ne esca neppure uno positivo», ha spiegato Calcagno in un’intervista a Radio Punto Nuovo. «Oggettivamente ci sono problemi organizzativi e bisogna risolverli. Il primo su tutti è come trattare un contagiato». Ma gli atleti vogliono ricominciare, seguire l’esempio della Bundesliga: «Oggi l’unica certezza che abbiamo è l’unità d’intenti a voler riprendere, ma non si può riprendere ad ogni costo. Sperando che la curva epidemiologica migliori, ci auguriamo che i protocolli possano essere differenti. Far ripartire il calcio ha un indotto esterno, un fatturato, ma anche un indotto interno: serie B, serie C, il mondo dilettantistico. Tutti vorremmo ripartire, oggi ci siamo molto vicini secondo me. L’importante è che passi il messaggio che nessuno chiede forzature. Il Paese dovrà imparare a convivere con il virus, dobbiamo capire cosa vuol dire. La soluzione al problema della quarantena collettiva può darci un’ottica differente, non solo al calcio, ma a tutti gli sport di squadra. Sono sport di contatto, è possibile che un calciatore s’infetti, bisogna ragionare serenamente e trovare una soluzione».
CdS