Protocollo FIGC: I tre nodi da sciogliere per la ripresa

I TRE NODI

Il Cts ha fatto le sue annotazioni in una pagina inviata al ministro Speranza che poi l’ha girata per competenza a Spadafora. Tre i punti chiave sono:

1) i club non dovranno pesare sulla collettività per reperire i tamponi e i reagenti per i test molecolari;

2) la responsabilità civile e penale del rispetto della quarantena e delle norme sarà a carico dei medici sociali;

3) se si verificherà una positività durante il ritiro chiuso delle squadre, l’intero gruppo non potrà avere contatti con l’esterno per 14 giorni.

Tre condizioni non da poco. La prima: in alcune regioni (su tutte la Lombardia) reperire tamponi (e soprattutto reagenti) non è facile. Inter, Atalanta, Milan e Brescia, non potendoli avere per vie istituzionali, dovranno acquistarli in laboratori privati fuori dalla regione.

La seconda: la responsabilità civile e penale sia in caso di danni permanenti da Covid-19 sia in caso di positività successiva a un’esposizione dei calciatori a situazioni a rischio (andare in trasferta quando inizieranno le partite è un esempio) è un bel macigno, ma i medici sociali hanno questa responsabilità sempre. Nelle squadre come nelle aziende.

La terza: se durante le 2 settimane di ritiro (18 maggio – 1 giugno) un calciatore diventerà positivo, sarà isolato e i suoi compagni dovranno fare due tamponi a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. Se nessuno degli altri avrà contratto il Covid-19, potranno continuare gli allenamenti. In caso di un contagio il ritiro di tutto il gruppo dovrà essere allungato, ovvero 14 giorni dal giorno della positività. Almeno fino a che non sarà cambiato l’articolo 1 del dpcm del 21 febbraio 2020. Fonte: CdS

 

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