A ben vedere, quello del Napoli è uno dei piani più rigidi tra i club della serie A. Poi ci sarà anche un tampone sierologico, ma questo più in là. Canonico è medico del Napoli dal lontano 2004, quando aveva appena 27 anni: è entrato nello staff di De Laurentiis fin dal primo anno della serie C, poi ha curato il settore giovanile, infine è tornato nel 2010 in prima squadra, come vice del dottore De Nicola e da questa estate è divenuto il responsabile sanitario della società. È professore nella scuola di specializzazione di medicina dello sport all’Università Federico II e dottore di ricerca in scienze farmacologiche e fisiopatologia respiratoria. Insomma, un’eccellenza. Quindi non stupisce se le sue considerazioni inviate a metà aprile, assieme agli altri responsabili sanitari, ai componenti della commissione medica federale (presieduta dal professor Paolo Zeppilli) sono ancora al centro della discussione. Perché Canonico ha sollevato parecchi dubbi e non di poco conto. Nodi che stanno venendo al pettine in questi giorni: «Bisogna chiarire l’aspetto medico-legale delle responsabilità», scriveva nella mail. E suggeriva, proposta rimasta inascoltata, «una app per seguire i giocatori lontano dal campo di allenamento». «Il ritiro – continuava – riduce ma non annulla il rischi di un contagio». E poi un altro dilemma, che Canonico ha posto ai medici della Figc più di un mese fa: «In caso di positivo in prossimità di una partita (1-2 giorni) come si fa a pretendere il distanziamento in un allenamento sicuramente preparatorio a una partita».
Fonte: Il Mattino