In uscita il libro di Bianchi «Sopra il vulcano: il campo, lo scudetto, la vita»

Maggio è il mese dei primi trionfi del Napoli, lo scudetto del 10 maggio 87 e la Coppa Uefa del 17 maggio 89. Entrambi vinti in panchina da un uomo del Nord che aveva e ha Napoli nel cuore dopo averla vissuta da calciatore, allenatore e dirigente. E non è un caso che Ottavio Bianchi abbia scelto maggio – giovedì 14 – per l’uscita dell’autobiografia «Sopra il vulcano: il campo, lo scudetto, la vita» (Baldini+Castoldi, pagg. 160, euro 16), scritta con la figlia Camilla, giornalista dell’Eco di Bergamo che ha raccolto i ricordi del padre in quella casa di Città Alta dove non vi è traccia del passato di chi ha trascorso mezzo secolo nel calcio: né un trofeo né una maglia, come ricorda nella prefazione Gianni Mura. Il giornalista di Repubblica, scomparso nello scorso marzo, era amico di Ottavio, che con tanti della categoria ebbe rapporti difficili quando stava seduto sopra la panchina del Napoli, anzi sopra il vulcano di quella città da cui pochi mesi prima dello scudetto aveva allontanato in fretta e furia la moglie e i figli. Accadde dopo l’eliminazione dalla Coppa Uefa a Tolosa, quando c’era chi incredibilmente chiedeva la sua testa. In quei giorni una tempesta aveva colpito Maradona, che scoprì in tv di essere diventato padre di Diego junior. Ottavio rivela a Camilla che la sera in cui scoppiò lo scandalo lui si presentò nella casa di via Scipione Capece per incontrare il capitano e la sua compagna Claudia: «Appurato che non si rischiavano né suicidi né omicidi tornai in ritiro».A cura di Francesco de Luca (Il Mattino)

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