Zampa: “Il modello tedesco non è lungimirante, ecco quello italiano”

IL GOVERNO ORA SPINGE PER RIPARTIRE

Si intensificano i segnali positivi per una graduale ripresa dell’attività. La sottosegretaria Zampa: «Si va verso la soluzione attesa dai tifosi. Però non sarà certo alla tedesca». 

Il Governo apre al calcio. Mancano ancora dei passaggi, ma le indicazioni arrivate ieri dalla sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, fanno ben sperare il mondo del pallone. In più c’è stato anche il via libera, anche se più cauto, da parte del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, nel corso della presentazione del rapporto epidemiologico sul coronavirus. E’ stata insomma una giornata di buone notizie, anche se non ancora “decisive”.

BUONA DIREZIONE

«Non ho partecipato all’incontro del Cts – ha detto la Zampa -, ma si va verso una soluzione ed è la soluzione che i tifosi di calcio si aspettano. Il via libera ancora non c’è, ma ripeto si va verso una buona direzione. Per ora il confronto riguardava l’allenamento individuale, ma oggi (ieri, ndr) torneranno tutti a discutere del problema (allenamenti collettivi, ndr) e la strada della soluzione è stata immaginata come una sorta di clausura della squadra. Dobbiamo tenere conto di un altro elemento: cosa succederà con questa riapertura e sappiamo che ci vogliono circa 15 giorni di tempo per conoscerne gli effetti. Se l’epidemia resterà sotto controllo, apriremo di più, calcio compreso”.

“La squadra, l’allenatore, tutto lo staff, verrebbero trattati come una grande famiglia che si mette da sola in una specie di clausura. Si apriranno le porte del centro sportivo, si entrerà tutti negativi, si faranno gli allenamenti di squadra e dopo 15 giorni i dati epidemiologici ci diranno se si potrà fare un ulteriore passo (ripresa del campionato, ndr). Così si può immaginare di tornare a giocare. Questa mediazione la stiamo facendo per la tutela dei giocatori, delle formazioni e di tutte le persone coinvolte. Questo è il modello italiano che garantisce la salute di tutti i componenti: entrano sani e devono restare sani”.

“Prendere in considerazione la Bundesliga, ovvero un modello che porta il contagio a tutti (lì vengono isolati solo i positivi, anche se la legge è diversa da lander a lander, ndr), non è così lungimirante: prima o poi non solo ci si ferma, ma ci si ferma facendo un grande danno alla salute degli atleti. L’idea che si continua fin quando non si trova un positivo, non è geniale». Fonte. CdS

 

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