Più sostituzioni, meno Var. Anzi, la moviola in campo è destinata a una lunga pausa. Se, e quando, la Premier League ricomincerà, si presenterà in una nuova veste. A partire dagli stadi senza pubblico e partite in campo neutro. D’altronde ormai si sa, il calcio al tempo del coronavirus è destinato a una “nuova normalità”, soggetto a significativi cambiamenti. In parte suggeriti dalla Fifa, ma soprattutto Oltremanica da chi ha scritto le secolari regole del football. Disposti persino a giocare in un altro Continente (ipotesi altamente remota), o sospendere le retrocessioni (altrettanto improbabile), pur di termine la stagione. Qualsiasi soluzione, anche la più stravagante e bizzarra, pur di ripristinare le minime condizioni di sicurezza per tornare a giocare. Perché in Inghilterra non è mai stata neppure presa in considerazione l’ipotesi di annullare la Premier League, nonostante non si giochi ormai da due mesi e sull’isola il computo dei morti da Covid-19 sia il più tragico del Vecchio Continente.
Non solo la Federcalcio e i club, ma anche il governo di Boris Johnson spinge per tornare in campo, al più presto, possibilmente nella prima metà di giugno, in tempo per completare la stagione entro la fine di luglio. Nonostante il rinvio a domani dell’annuncio della fase 2 della gestione della pandemia da coronavirus complichi i piani di ripresa. Inizialmente Downing Street aveva previsto di annunciare le nuove misure di sicurezza pubblica entro giovedì 7 maggio. Una scadenza rimandata a domenica sera, quando il Premier Boris Johnson terrà un discorso pubblico, trasmesso in diretta televisiva. In ritardo di tre giorni sulla data originaria, costringendo le società inglesi a rinviare di una settimana la video-riunione, che era stata programmata per venerdì. Con conseguente ritardo anche del piano di ripresa degli allenamenti. Molti club, comunque, hanno già ripreso ad allenarsi. E tutti sono pronti, e rassegnati, a un calcio che dovrà fare i conti con la pandemia di coronavirus, o meglio con le limitazioni che l’emergenza sanitaria ha già imposto.
Drastici cambiamenti non solo a livello logistico, ma anche regolamentare. Consentendo un numero maggiore di sostituzioni (fino a cinque), l’interruzione della Var (richiederebbe la presenza di troppe persone in spazi ristretti, le regie appunto), e magari anche la riduzione della durata degli incontri. Una soluzione clamorosa per venire incontro ai calciatori, che saranno sottoposti a un vero tour de force: fino a 10 partite compresse in sei settimane. Una maratona che dovrà assegnare il titolo nazionale, e anche sancire le tre retrocessioni. E’ stata infatti scartata la possibilità di sospendere per un anno la caduta in Championship, come avevano viceversa auspicato i club più piccoli.
Gabriele Marcotti (CdS)