In Italia, da meno di una settimana, siamo entrati nella seconda fase dove si proverà a resiste alla pandemia del Covid-19 e poter proseguire sul percorso intrapreso ad Aprile. Nel frattempo il mondo del calcio prova a trovare una soluzione per cercare di tornare in campo quanto prima, sempre con il benestare degli scienziati. Ilnapolionline.com ha intervistato l’ex calciatore di Ascoli, Atalanta e Perugia, ora opinionista di Sportitalia per il settore giovanile Andrea Soncin.
Tra le squadre dove hai giocato fu anche l’Atalanta e Bergamo è colpita dalla pandemia Covid-19. Cosa ti senti di dire al popolo orobico? “Io spesso mi sento con degli amici che vivono a Bergamo e per molte settimane la situazione è stata molto grave. Ora per fortuna i dati sembrano meno allarmanti rispetto ad un mese fa, però c’è sempre da stare attenti. Mai abbassare la guardia e continuare a tenere alta la guardia per evitare di nuovo ricadute. In questo momento vivo a Venezia, dove il numero dei contagi è più contenuto rispetto alla Lombardia, anche perché il Presidente Zaia aveva bloccato tutto e quindi siamo in una fase di relativa tranquillità”.
In queste ore però ci sono immagini dai Navigli e nella zona del Ticino di persone in massa a bere aperitivi. Che ne pensi in merito? “Penso che molte di queste persone, si credono di essere immuni alla pandemia e perciò si comportano in questa maniera. Purtroppo sono immagini che penalizzano quelli che invece rispettano le regole e per fortuna sono anche tanti. Io credo che se dopo due mesi queste persone non capiscono della gravità della situazione, allora è una situazione a dir poco allarmante”.
Il tuo soprannome è “Cobra” chi te lo diede e in quale circostanza di preciso? “Ero a Perugia e l’allenatore era Serse Cosmi, mi ricordo che fu proprio il mister che me le diede, forse per la precisione in zona gol. Infatti poi in campo riuscivo spesso a concretizzare le occasioni che mi capitarono”.
Prima di questa sosta forzata, hai visto numerose partite del campionato Primavera. Oltre l’Atalanta, bene anche Inter e Roma, si preannunciava una stagione molto equilibrata? “Sicuramente le squadre che hai citato tu si stavano ben comportando, anche se a mio avviso l’Atalanta era una spanna superiore rispetto alla concorrenza. L’Inter non aveva iniziato bene, ma con il tempo i ragazzi di Armando Madonna avevano preso le misure e stavano prendendo la fisionomia di una squadra competitiva. La Roma invece sono anni che ha una rosa forte e anche quest’anno si stavano confermando. Aggiungerei anche la sorpresa del Cagliari di Max Canzi anche se da tre anni stava crescendo il suo rendimento e questo campionato aveva trovato la sua fisionomia”.
Questa sosta a causa della pandemia potrebbe secondo te portare ad un problema economico per il settore giovanile? “Sulla carta sì, essendo un settore che purtroppo a livello di introiti non porta tanto nelle cassi dei club e a livello di Federazione. C’è da dire anche che se parliamo di vivai è un settore dove i ragazzi devono cercare di apprendere per poter crescere e poi un giorno affacciarsi nel calcio che conta. E’ un elemento che per noi allenatori e istruttori ci riempie d’orgoglio e vorremmo proseguire ad essere un’ispirazione per i giovani in cerca di vetrine importanti”.
Infine tornando a “Cobra”, Mertens del Napoli che per caratteristiche siete simili, quale soprannome gli daresti? “Mertens lo definisco un “furetto”, veloce, rapido e letale in zona gol. Io avevo caratteristiche diverse rispetto al calciatore belga, lui tra l’altro è bravo a livello balistico nel trovare la via della rete. Io mi auguro che resti a Napoli, sarebbe il giusto coronamento per la sua carriera in azzurro, ma essendo una telenovela, non so quale potrà essere la sua decisione definitiva”.
Intervista a cura di Alessandro Sacco