Si resterà intorno a quarantadue figure, che tra di loro dovranno starsene a quattro metri, perché c’è la possibilità di farlo. Gli uffici rimarranno rigorosamente chiusi anche lunedì e poi successivamente, come da tempo, e per le docce ognuno andrà a casa sua, perché gli spogliatoi resteranno inaccessibili. Alle dodici e trenta, o giù di lì, il primo plotoncino avrà consumato la propria razione, nella quale c’è preparazione aerobica ma anche un percorso tecnico che viene caratterizzato dall’esistenza di sei «stazioni» nelle quali industriarsi (chiaramente) pure tecnicamente. Perché la variabile diventa il pallone ed avercelo in quei centodieci metri spinge a trasformare anche l’umore. E mettere la sveglia alle sette del mattino per andare incontro al proprio passato dà una sensazione gradevole. Una domenica in cui il calcio riafferra, anche se in scala assai minore, il proprio ruolo, è un abbraccio (virtuale) con se stesso.
Antonio Giordano Corriere dello Sport