Marco Tardelli, 65 anni, icona del calcio italiano, campione del mondo nell’82. Si è candidato alla presidenza dell’AIC e in queste ore ha chiesto pubblicamente all’Assocalciatori di fare chiarezza sui bilanci.
Tardelli, che risposte ha avuto? «Non ho avuto risposte serie. Solo repliche scomposte e agitate. Lo ripeto una volta per tutte: non ho detto che rubano, non ci voglio nemmeno pensare. Ho chiesto solo chiarezza e trasparenza. Sono un associato, mi sembra legittimo, no?».
Chiarezza su quali questioni? «Ho fatto richiesta di poter visionare il nuovo bilancio di gestione 2019, ho chiesto chiarimenti su voci di spesa di incerta comprensione, sui compensi del Cda e sulla gestione di AIC Service».
Cos’è l’AIC Service? «E’ la cassaforte dell’AIC. Una società creata per gestire l’attività pubblicitaria sul diritto di immagine dei calciatori e di gestione e sfruttamento del marchio AIC. Ho fatto una domanda semplice: perché si è deciso di far gestire il contratto Panini alla Lega Serie A? Mi sembra strano, visto che per quarant’anni l’ha gestito AIC. Se nasce con questo scopo non si capisce perché incassi solo una parte del contratto Panini che è gestito totalmente e “inspiegabilmente” dalla Lega di A».
Lei come valuta l’operato dell’AIC in questa fase di emergenza Coronavirus? «In questo momento non mi sembra che stiano facendo delle grandi battaglie, tutt’altro».
Che ruolo dovrà avere l’AIC oltre la crisi? «La premessa è: i calciatori devono avere più voce in capitolo»
Ma si può essere rappresentativi allo stesso modo di Cristiano Ronaldo e dell’ultima riserva della Spal? «E perché no? Si deve. Un tempo l’AIC rappresentava e si batteva per i diritti di Rivera e della riserva dell’ultima squadra di A, senza distinzione».
Ha sentito i calciatori in questo periodo? Che dicono? Come la pensano? «Con il mio gruppo di lavoro ho avuto modo di confrontarmi con parecchi di loro. Hanno scoperto cose che non sapevano sull’AIC. Non si sono mai preoccupati, ed è anche colpa loro. Serve più responsabilità. Tutta la categoria, con questa emergenza, deve darsi una mossa».
Da quanto tempo non parla con Tommasi? «Da tanto tempo, sei mesi credo, forse di più. Ho invitato anche il vicepresidente Calcagno al colloquio, ma non c’è stato modo di confrontarsi e non capisco perché».
Perché Tommasi non la chiama? «Non lo so, il mio numero ce l’ha. Sono un associato, credo sia doveroso dare delle risposte».
Fonte: CdS