I “conti” col Barcellona in Champions sono rimasti in sospeso e Quique Setién, tecnico blaugrana, vorrebbe quanto prima riaprirli. Ritrovare cioè il Napoli per quel ritorno degli Ottavi in programma al Camp Nou (18 marzo), sfumato soltanto pochi giorni prima. «Noi tutti vorremmo tornare a giocare – così Setién, apparso in una diretta sui canali ufficiali della società catalana – ma non mi piacerebbe vincere il campionato senza giocare le partite che restano. Vogliamo vincere anche la Champions».
Ma Setién va anche oltre: è infatti risaputo che sia un profondo estimatore di Fabian Ruiz, avendolo allenato ai tempi del Betis Siviglia, non facendone per giunta mai mistero in più circostanze. Ci pensa stavolta Fran Soto – nello staff come preparatore atletico (alla diretta hanno partecipato anche Jon Pascua ed Eder Sarabia, altri collaboratori storici) – a rivelare un retroscena risalente proprio a quell’andata finita in parità. Raccontando che, a fine match, Fabian si rese protagonista d’un gesto molto apprezzato: «Regalò a tutto lo staff la sua maglia del Napoli, un omaggio molto importante perché rispecchia la classe e l’umiltà di un ragazzo che, quando eravamo al Betis, ci ha dato un apporto significativo per arrivare dove siamo».
Potrebbero però nascere dei sottintesi da quelle parole di riconoscenza, e ci pensa subito dopo lo stesso Setién a sgombrare il campo con una precisazione fra il serio ed il faceto: «Se ne parliamo tutti penseranno che lo vogliamo portare al Barça, ma la verità è che gli vogliamo davvero molto bene». Sarà, ma più indizi rinnovati nel tempo, porterebbero a tutt’altro tipo di conclusioni. Nel senso che lo stesso tecnico blaugrana s’era già espresso in termini lusinghieri sul 24enne andaluso, proprio nella conferenza di vigilia al match del San Paolo: «La sua crescita è stata esponenziale. Aveva bisogno solo di un’opportunità, noi gliel’abbiamo data e lui l’ha sfruttata al meglio. Non è solo un grande giocatore ma anche una grande persona».
Indizio già di per sé pesante, ripreso di recente: «L’ho allenato per un anno, quanto è bastato per capire che eravamo di fronte ad un calciatore di straordinario livello, con un potenziale enorme che non fa faticato a tirare fuori».
Insomma, batti e ribatti sullo stesso tasto se poi è arrivato Abidal a Lecce, il 25 settembre scorso, in veste d’osservatore del Barcellona, per seguirlo e stilare un report più che positivo (avvalorato dal primo gol stagionale proprio ai salentini).
Fulvio Padulano (CdS)