Gaetano Castrovilli è dalla fatica che ha tratto la sua forza. In un anno o poco più è passato dalla Serie B, a Cremona, alla Fiorentina: si è preso il centrocampo viola e intanto ha pure debuttato in Nazionale.Il Napoli non si è mai nascosto, resta un suo obiettivo. erccolo ai microfoni del CdS
Rocco Commisso ha detto che lei non si muove da Firenze. Che cosa significa avere tanta stima da parte del patron?
«E’ bellissimo, mi stimola a dare sempre di più. Ho sentito grandissimo appoggio fin dal primo giorno, da parte del presidente e della società: hanno creduto in me e lo si è capito anche dal prolungamento di contratto (2024). Ringrazio tutti, da Commisso ma senza dimenticare i direttori, Barone e Pradè, fino all’ultimo che ci lavora. Ora tocca a me ripagare la loro fiducia».
Firenze l’ha eletta “erede” di Giancarlo Antognoni: per l’eleganza, per la concretezza. Più onere o onore?
«Entrambi. Vivendo Firenze, ho imparato perfettamente cosa rappresenta Antognoni per i fiorentini e per arrivare a quello che lui ha dato alla città c’è ancora tanta strada da fare. Avere un rapporto diretto, confrontarmi con lui mi motiva a crescere sempre di più. Sarebbe un sogno poter realizzare quello che lui ha fatto, con la maglia della Fiorentina e della Nazionale».
Nel 2016, al Viareggio giocato in prestito dal Bari, il suo fu debutto con gol: cosa pensò in quell’occasione?
«Ricordo la mia felicità, gigantesca. Avevo fatto un viaggio incredibile, in macchina: da Bari a Firenze e quel gol mi sembrò un segno del destino. A distanza di qualche anno, posso dire che, forse, è stato davvero così».
La prima rete a San Siro è sembrata quasi la chiusura del cerchio per un predestinato. I sacrifici – suoi e della sua famiglia – sono stati tanti.
«Quella rete è stata il coronamento di percorso fantastico, la considero la “ciliegina” sulla torta. Forse, fin qui, l’emozione più grande della mia carriera, anche se per arrivarci so bene che non è stato facile. Io, ma soprattutto la mia famiglia, ho fatto tanti sacrifici. Ricordo sempre le parole di mio nonno, i viaggi in macchina con mio zio da e per Bari (quasi 200 km tra andata e ritorno partendo da Minervino Murge). Ero piccolo, sarebbe stato più facile mollare, ma ho voluto continuare anche per loro».
Vlahovic spera di diventare bandiera della Fiorentina, lei cosa sogna in viola?
«Anche per me sarebbe un sogno. L’ho detto anche parlando di Antognoni, mi piacerebbe ripercorrere la sua carriera. Ma sono ancora molto giovane, devo dimostrare tutto».
Sembra quasi che, da un po’ di tempo a questa parte, sia scoppiata una voglia di Fiorentina pazzesca: la respira anche lei?
«Sì ed è merito del presidente e della società. Stanno costruendo una squadra giovane e forte. Hanno investito e vogliono continuare a farlo, anche nelle infrastrutture. Lasciano trasparire il loro entusiasmo e la loro ambizione. Sono certo che la Fiorentina, in futuro, potrà togliersi grosse soddisfazioni».
Quale la top-5 dei migliori centrocampisti al mondo per Castrovilli?
«Il primo è sicuramente Ronaldinho, mi sarebbe piaciuto giocarci. Poi dico Isco, Modric, De Bruyne, Kross e Arthur».
A ciascuno dei nominati, lei quale caratteristica vorrebbe “prendere in prestito”?
«Con due o tre… sarei bello che sistemato (ride). Prenderei l’estro di Ronaldinho, l’immensa qualità di Isco, le verticalizzazioni e le imbucate perfette di De Bruyne, la visione di gioco di Modric e Arthur, i tempi di inserimento e la capacità di vedere la porta di Kross».
Al suo secondo gol, a Reggio Emilia con il Sassuolo, lei indicò il numero 7 di Ribery, squalificato ma presente sugli spalti. Come è nato questo rapporto di stima?
«Franck è una persona fantastica. Con noi giovane è incredibile, ci sta vicino, ci sprona, ci dà consigli e ci aiuta a dare il massimo. E’ uno stimolo per tutti noi, ci aiuta a crescere».
Quale il consiglio del campione che si porta sempre dietro?
«Di non mollare mai e di non sentirmi mai arrivato. Dare tutto senza risparmiarmi sempre, in allenamento come in partita».
E lei cosa gli ha detto in questi mesi di sua assenza forzata dal campo? «Che ci manca, che il suo contributo in campo è fondamentale. Di fare presto a tornare, che abbiamo bisogno di lui».
La gioventù d’oro è tutta in maglia viola: Federico Chiesa è davvero un top player?
«Sì, Federico, per quanto giovane, è già fortissimo. E’ titolare in A da diverso tempo, è in pianta stabile nel giro della Nazionale maggiore. Può diventare ancora più forte».
E Castrovilli?
«Sono un ragazzo al primo anno di Serie A che sta vivendo un sogno, ma che deve pensare a migliorare».
In meno di una estate, lei ha conquistato Montella: ha capito come ha fatto?
«Non ho fatto niente di speciale, ho solo ascoltato i suoi consigli, cercando di mettere in pratica quello che mi chiedeva».
Cosa ha pensato quando le ha detto che sarebbe stato titolare contro il Napoli?
«Mi sembrava di sognare, lo ringrazierò sempre».
E Iachini che tecnico è?
«E’ straordinario, un lavoratore instancabile. Ci fa sudare, ha carisma: è un vero martello. Ci dà consigli preziosi e sono certo che noi giovani, con lui, potremo crescere molto».
Che ricordo ha del debutto in Azzurro, con la Bosnia?
«Questa stagione, fino all’inizio di marzo, è stata meglio di un sogno. Dalla Serie B mi sono ritrovato prima in A e poi a debuttare in Nazionale. Ho faticato a trattenere le lacrime, quel momento è stato un’emozione incredibile».
Che cosa le ha detto Mancini?
«Di continuare a lavorare, nel club e in Nazionale. In Italia ci sono tantissimi giovani forti, con il sudore si può ottenere tutto».
Con l’Europeo slittato di un anno, Castrovilli avrà più chance di essere convocato?
«Io so solo che avrò un anno in più per migliorare e provare a essere utile alla causa. Gli Europei sarebbero un traguardo incredibile».
Fino a qualche anno fa, i giovani faticavano ad imporsi in Serie A. La Fiorentina ha dato una spinta ad abbattere questo tabù. Coraggio dei viola o cambiamento del calcio italiano?
«Credo che tutto il calcio stia cambiando, come dimostrano le scelte del Ct Mancini. Detto questo, la Fiorentina ha fatto da apripista: ha lanciato diversi giovani e con la nuova proprietà questa attenzione è diventata ancora più evidente».
Cosa o chi le manca di più in questo periodo di quarantena?
«Il campo, lo spogliatoio, il trascorrere il tempo con il tecnico, lo staff, i compagni. Mi mancano le partite, più di tutto il tifo sugli spalti. E poi, mi manca la mia famiglia. E’ un periodo difficile».
Qual è (stata) la colonna sonora di questo isolamento?
«Adesso quando mi alleno ascolto il Reggaeton. In generale ascolto musiche neomelodiche, come Niko Pandetta: ci sono molto legato, mi ricordano la mia infanzia».
Quale la prima cosa che farà quando sarà sancita la fine della fase 3?
«Riabbracciare i miei familiari, ma anche poter uscire per mangiare un gelato. Insomma, tornare a vivere».
Ha avuto paura, quando il virus si è affacciato nel vostro spogliatoio?
«Sì, sarei ipocrita a dire il contrario. Questo virus è sconosciuto, nessuno sa cosa può comportare. Ho avuto paura per i miei compagni, per me, per le persone dello staff. Il peggio è passato, adesso stanno tutti bene».
Lo spogliatoio sarà davvero la vostra “bolla”, il fortino dentro il quale costruire la forza di una Fiorentina affamata di riprendersi tutto?
«Lo spogliatoio è fondamentale. E’ lì che si costruiscono le fortune di un club e quello della Fiorentina è fantastico».
Visto che Iachini ha detto che uno come lei può puntare a fare almeno 8 gol, a chi dedicherà il prossimo gol?
«Lo dedicherò a lui, che mi sta facendo crescere moltissimo. Ma vorrei dedicarne uno anche alla mia fidanzata Rachele, ai miei familiari e, soprattutto, a tutte quelle figure professionali che sono in prima linea, pronte a tutto pur di salvare vite umane».
Giocare ogni tre giorni e finire in agosto: troppo surreale o pronti a tutto pur di ricominciare?
«Ho talmente tanta voglia di calcio che sarei pronto a tutto. Siamo professionisti, dovremo stare attenti, ma con le giuste precauzioni e con allenamenti mirati potremo affrontare qualsiasi cosa».
Fonte: CdS