Prof. Tarro, parliamo delle cure per il Sars CoV2 e dei costi per averle disponibili. Partiamo dal vaccino. Quanto costa per averne uno in grado di combattere questo virus?
“Ci vogliono centinaia di milioni nella ricerca di questo vaccino. Occorre un reparto apposito per individuarlo. Trattandosi di un virus nuovo, bisogna fare ricerche approfondite, individuare i reagenti giusti e svolgere tutte le sperimentazioni cliniche previste prima di arrivare a testarlo sull’uomo. E questo perché un vaccino deve non solo essere efficace, ma soprattutto non deve mostrarsi tossico per l’organismo umano”.
Quindi per preparare un vaccino efficace contro il Sars CoV2 ma non tossico occorre parecchio tempo.
“Non meno di due anni. L’Organizzazione mondiale della sanità ha definito pandemia la diffusione del Sars CoV2 anche per abbreviare i tempi di sperimentazione, così bypassando alcune prove cliniche che sono, però, quelle che danno la sicurezza del vaccino. Ciò detto stiamo parlando di un periodo che non possiamo calcolare essere inferiore di un anno, un anno e mezzo prima che sia disponibile un vaccino valido e sicuro”.
Se si saltano alcune fasi nella sperimentazione il vaccino potrebbe risultare tossico per l’uomo?
“Assolutamente sì”.
Passiamo alla sieroterapia. Quanto costa?
“Ecco, la sieroterapia ha un difetto: non costa assolutamente nulla. Si tratta di una terapia legata al contenuto liquido del sangue del paziente guarito e costa addirittura meno di una trasfusione, in quanto non si ha nemmeno il problema di compatibilità dei gruppi sanguigni. E per di più non ha effetti collaterali. L’unico difetto che ha è, come dicevo, che non costa nulla. Forse è questo il vero problema. Io ho parlato con chi di dovere a Mantova, dove la sieroterapia si sta praticando, e non si registrano morti da più di un mese. Questi sono fatti, non parole od opinioni riportate a caso”.
L’Istituto superiore di sanità è al corrente della sieroterapia e dei suoi effetti curativi per il Sars CoV2?
“Certo. Si tratta di un protocollo che si mette in pratica per tutti i tipi di malattie infettive. Non stiamo parlando di qualcosa di nuovo. È una metodologia di cura adottata da anni e notissima nel mondo medico-scientifico”.
Abbiamo abbastanza donatori?
“Certo che sì. Anzi, aggiungerei che un paziente guarito in dimissione dall’ospedale non può uscire senza aver donato un litro di sangue dal quale si ricava il plasma che è, praticamente, il 50% al netto dei globuli rossi. Sa perché dico questo? Perché secondo gli studi cinesi, è dimostrato che bastano 200ml di plasma per guarire in 48 ore anche i casi più gravi. Quindi la donazione di un paziente cura due casi gravi di Sars CoV2. Ovviamente la sieroterapia si può praticare anche per i pazienti cosiddetti intermediari, che hanno cioè un andamento della malattia non grave da terapia intensiva, ma abbastanza pesante”.
Parliamo della fase 2. Lei è d’accordo sul modo con cui verrà attuata in Italia?
“Ovviamente no. Come al solito, non vediamo oltre la punta del nostro naso e non ci accorgiamo di quello che accade al di fuori dei confini. Altri paesi già sono in fase 2 con riaperture significative. Noi, invece, proibiamo ancora tante, troppe cose. Pare che si debba ad ogni costo metterci con le spalle al muro al punto dal non essere più in grado di alcuna ripresa economica. Stanno davvero esagerando. Stanno rovinando tutto”.