Il vaccino per il Covid 19 potrebbe arrivare in autunno. E stavolta non si tratta solo di un’ipotesi beneaugurante. A far sì che finalmente il Sars-Cov-2 si possa respingere con una semplice profilassi, come avviene già del resto per la sindrome influenzale, sono all’opera non solo ricercatori e università, ma anche aziende farmaceutiche, che giocano in anticipo e già si stanno organizzando per produrlo, e persino volontari, che lo stanno testando sulla loro pelle. Il prodotto così ambito da tutto il mondo si chiama «ChAdOx1 nCoV-19» ed è in parte anche un orgoglio nostrano. Lo hanno ideato e realizzato, condividendo risorse ed energie, gli scienziati dell’Università di Oxford e l’azienda farmaceutica Advent di Pomezia, vicino Roma.
LE QUATTRO FASI –Se in genere per la realizzazione di un vaccino sono necessari anni, ora invece i
Intanto, i test effettuati a Oxford su sei macachi hanno incoraggiato gli scienziati ad andare avanti con fiducia. «In tutti gli studi clinici dei farmaci – prosegue Scaglione – il macaco è infatti l’ultimo step per verificare l’efficacia, prima di passare all’uomo, proprio perché ha un comportamento farmacocinetico e metabolico molto simile. Se funziona sul macaco c’è un’altissima probabilità che funzioni anche nell’uomo». Senza aspettare i risultati dei test sulle persone, le aziende farmaceutiche hanno però già deciso di iniziare la produzione. In Asia, dove si trovano già numerosi siti di produzione di farmaci, il Serum Institute of India ha dichiarato di riuscire a fornirne più di 60 milioni di dosi. In Europa, anche il consorzio costituito dall’italiana ReiThera Srl, dalla tedesca Leukocare Ag e dalla belga Univercells Sa pensa già alla produzione. «Anticipare i tempi ovviamente è un rischio per chi lo produce, perché potrebbe essere inattivo o insufficiente», rimarca Filippo Drago, a capo dell’unità operativa di Farmacologia clinica del policlinico di Catania.
LE SCORTE – Ma si tratta di un rischio ben calcolato visto che «si tratta del vaccino più avanzato, quello che sembra essere più promettente. Le aziende quindi hanno iniziato a produrlo, fanno uno storage del vaccino e lo mettono nel cassetto. Così quando l’autorità regolatoria lo approverà sarà già pronto». Ma quando? «Lo studio reale durerà un anno sui soggetti, ma sono sicuro che potranno registrare il vaccino prima, perché magari le autorità regolatorie si accontenteranno dei dati dei primi 6 mesi. Quindi – calcola Drago – visto che i test sono iniziati alla fine di marzo, credo che potremmo averlo disponibile e somministrarlo già per ottobre-novembre».
Fonte: Il Mattino