Attraverso le pagine della Figc le parole del c.t. dell’Italia femminile Milena Bertolini sulla pandemia e sui temi inerenti al movimento in rosa. “Lavoro da casa, come molti italiani. Con lo staff del Club Italia sto facendo una sintesi di quanto fatto finora, anche in termini di dati statistici. Organizziamo spesso video-conferenze con i tecnici delle nazionali giovanili femminili ed eventi di formazione on-line. Lavoro a parte, sto leggendo molto, sia libri che giornali, interessandomi a svariati argomenti. Inoltre guardo film e vecchie gare di calcio internazionale, gioco a carte con mia madre e dedico quotidianamente un’oretta all’allenamento personale in giardino. In tal senso mi sento fortunata perché, vivendo in campagna, sono circondata dal verde. – continua Bertolini parlando dello slittamento dell’Europeo – A livelli strategico non cambia più di tanto, perché da settembre in poi disputeremo gare decisive con Israele, Bosnia, Danimarca ed eventualmente i play-off nel caso non rientrassimo tra le prime o le tre migliori seconde. La prospettiva potrebbe invece mutare in vista dell’Europeo che, tenendosi un anno più tardi, porterà le ragazze ad avere un anno in più del previsto, ma in ogni modo, come dichiaro spesso, non ho pregiudizi sull’età, e baso le mie convocazioni sul rendimento in campo, a prescindere che la calciatrice abbia 36 o 18 anni. Non credo che ci presenteremo ai nastri di partenza da favorite. L’Europeo di calcio femminile ha un livello di difficoltà maggiore rispetto al Mondiale perché è interamente composto dalle nazionali europee, che, tolti gli USA, sono le più forti al mondo. Con in gioco Germania, Svezia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Francia, Olanda e Spagna potremmo facilmente trovarci inseriti in un girone di ferro. Noi siamo ancora distanti, nonostante i passi avanti fatti, rispetto alla Germania. Le nostre ragazze hanno iniziato a beneficiare solo da poco tempo di un contesto professionale a livello di club, rispetto a quanto avvenuto in altre nazioni, ma sono convinta che se potessero giocare ad armi pari le calciatrici italiane farebbero la differenza grazie alle qualità immense che contraddistinguono la cultura calcistica italiana: dalla creatività, alle maggiori conoscenze tattiche, alla passione che circonda questo gioco nel nostro Paese”.
La Redazione