Capparella: “La 10 del Napoli? Il sogno di un bambino”

L’ex calciatore del Napoli, Marco Capparella, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla situazione di emergenza che sta attraversando il nostro Paese: Piano piano ripartiremo, è allucinante stare a casa così. Con la mia scuola calcio cerco di fare qualcosa di diverso: andiamo sullo specifico. Pochi ragazzi ma seguiti al meglio. Il Napoli ha Insigne e Mertens che sono piccoletti, le altre squadre hanno cavalloni e questo dimostra che il calcio è cambiato. Il problema grande è che non esiste più la strada di una volta, non solo alla scuola calcio ma proprio in strada. Io giocavo 8-10 ore al giorno e non avevo distrazioni come quelle che ci sono oggi”.

San Siro?

“Un gran ricordo. In quel Napoli c’erano ragazzi che hanno tanto sofferto per arrivare in Intertoto. Primo tempo equilibrato, giocato bene”.

 

Pato?

“Aveva un grande entusiasmo, aveva 18-19 anni, era all’esordio ed era un proiettile. Poi si è perso e non si è più ripreso”.

 

La 10 del Napoli?

“Per il sogno di un bambino, quella maglia va rimessa sulle spalle di qualcuno. La 10 è sempre di Diego, di nessun altro. Noi ci abbiamo fatto una passeggiata. Quando cominciammo in serie C, il mercato era aperto solo per il Napoli: a gennaio arrivammo in 11. De Laurentiis e Marino non dovevano convincerci, ma parlavano di progetti importanti e nel calcio è dura sempre da crederci. Se Marino ha sposato una situazione del genere, allora ci si poteva credere. A Napoli è stata durissima. La società voleva crescere con il proprio contributo ma non avevamo campi e nulla. De Laurentiis è stato bravissimo, ha sempre messo quei 3-4 tasselli senza cedere nessuno per crescere sempre di più”.

Inoltre: “Il gol col Perugia mi è rimasto impresso. Avevo sofferto l’anno prima, avevo sbagliato i gol ad Avellino e il Signore mi ha aiutato molto. Grazie alla gente di Napoli, hanno capito che ragazzo ero. Ho passato tre mesi infernali, ma ho sempre cercato di dare il massimo. Il San Paolo, anche se giochi in C, ha un pubblico da Serie A e ti fa sentire giocatore da A”.

Hamsik e Lavezzi?

“Ho giocato con tanti campioni, loro sono tra quelli. Ho giocato anche con Nakata e Materazzi. Il Pocho era imprendibile. Ma ricordo anche Domizzi e Zalayeta che tanto bene hanno fatto con le proprie caratteristiche”.

Castel Volturno?

“Era un fortino, non si potevano assistere agli allenamenti ma uscivamo dal centro tecnico sempre con 2-3 mila persone fuori ad aspettarci. Uno spogliatoio forte, ci sono state anche litigate, ma eravamo uniti con un solo obiettivo. Spogliatoio con gli attributi sotto”.

De Laurentiis?

“Ho avuto sempre un gran rapporto con lui, anche oggi. E’ un carismatico, era alla sua prima esperienza. Poi stando dentro capisci tante e cose e cerchi sempre di migliorare”.

 

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