Diritti tv in aula. Ad oggi la Serie A ha disputato il 67% di quanto previsto contrattualmente, incassando l’80% degli introiti da diritti audiovisivi. Sky e Dazn si trovano in una situazione di totale sbilancio, con contratti stipulati a livello pubblicitario che non possono essere onorati proprio per lo stop forzoso della massima serie. A metà febbraio le reti tv hanno pagato ai club la quinta delle sei rate (bimestrali anticipate) previste per la stagione in corso. Mancano, nelle casse dei club, ben 223 milioni di euro, senza considerare l’eventuale quota collegata alle gare non disputate. Considerando anche i diritti esteri (gestiti da Img) si arriva ad una cifra vicina ai 340 milioni di euro.
Più in generale, Deloitte, nello scenario peggiore (studiato per la Lega), ha stimato perdite complessive non inferiori a 720 milioni di euro (includendovi i ricavi da stadio, le sponsorizzazioni e le plusvalenze). La Lega calcio, da diverse settimane, sta rassicurando i 20 presidenti rispetto all’eventualità di una causa legale. Il contratto tra le parti, infatti, è nettamente a favore della “Confindustria del pallone”. In diverse clausole l’impossibilità sopravvenuta risulta a carico solo dei broadcaster (diversi dirigenti sottolineano come le stesse siano state «accettate consapevolmente»). I club però hanno bisogno dei soldi delle televisioni, perché molte di queste realtà lamentano problemi di liquidità.
Errori nel tempo. La Serie A paga, a distanza di anni, la mancanza di una visione di scenario. La Lega ha scelto di ancorarsi solo ai ricavi da diritti audiovisivi (non investendo su altre aree). L’eventuale controversia legale, in caso di braccio di ferro con Sky-Dazn, la espone ad una serie di interpretazioni civilistiche. Anche perché i legali dei due broadcaster sarebbero pronti a contestare, in caso di sospensione definitiva del campionato, l’intero valore del format. La tesi è semplice: fermata la stagione non si potrebbe parlare di un vero e proprio campionato regolare. Le emittenti avrebbero pagato per un prodotto diverso da quello stabilito in partenza (sotto il profilo contrattuale).
La Serie A, pur potendo vantare un contratto tecnicamente “blindato”, non può alzare troppo la voce, perché si avvicina il calciomercato estivo. I club, come avviene ogni anno, attendono le ultime rate dei diritti tv proprio per fare cassa e operare sui mercati. Ci si troverebbe di fronte ad una situazione “cristallizzata” con ulteriori effetti negativi sui bilanci. Già da diversi anni, infatti, le plusvalenze sono lo strumento primario per sistemare contabilmente i conti aziendali. (*) direttore agenzia Sporteconomy.it. Fonte: CdS