Indietro però non si torna: non lo consentono Gravina e Dal Pino. Il primo lo ha ribadito ieri sera parlando a Che tempo che fa: «Ci sono due idee contrapposte – ha confermato -, due gruppi di pensiero diversi: uno ritiene che si debba chiudere tutto lo sport e uno, che porto avanti io, che sia necessario continuare. Ritengo e spero che a giugno l’Italia possa vivere un momento di sollievo; in più se non si giocasse ci sarebbero contenziosi legali che porterebbero confusione nel nostro mondo. Se fosse il governo a dire stop sarei più sereno? Diciamo che accoglierei questa decisione con sollievo… Porto avanti quasi in maniera isolata la mia battaglia (stilettata a Malagò, ndr). Sospendere il campionato da parte mia sarebbe un provvedimento di una gravità inaudita: non sono io il becchino del calcio italiano. La Figc non vive separata rispetto a Uefa e Fifa e dobbiamo rispettare certe regole. L’industria-calcio deve essere considerata come tutte le aziende del Paese. Abbiamo un protocollo che garantisce la negatività di un gruppo chiuso e non vedo eccessive preoccupazioni per la A».
La Redazione