Francesco Baiano, allenatore del Pisa Primavera, ha parlato a NapoliSoccer.NET
“Per arrivare ad una forma accettabile basta riprendere gli allenamenti due settimane prima di ricominciare a giocare. Basta pensare che, pur non avendo la forma migliore, dopo quattro giorni di ritiro pre campionato già si giocano le prime partite. Solitamente tra la fine del campionato e l’inizio del ritiro passa un mese e mezzo, lo stesso lasso di tempo che potrebbe trascorrere in questa pausa per il Covid-19”.
Come mai il Napoli non ha mai puntato su di lei?
“Con il Napoli sono rimasto male tante volte per delle promesse ricevute ma non mantenute. È normale che quando tra un ragazzo di belle speranze ed un campione finito punti sempre a quest’ultimo e tante volte mi hanno detto farai la terza punta, devi crescere, devi fare esperienza e venivo mandato in prestito perché all’epoca il Napoli puntava giustamente sui grandi nomi. Mi cedettero al termine della stagione che mi prestarono all’Empoli in B ed a 19 anni feci 14 gol. Quando fui ceduto all’Avellino non andò bene, feci un campionato davvero deludente, al di sotto delle mie qualità e segnai soltanto 6 gol. Poi, l’anno dopo, andai a Foggia dove è iniziata una sorta di rivalsa nei confronti di chi non aveva creduto in me”.
Il Napoli di quest’anno simile alla Fiorentina 92-93. Lei faceva parte di quella squadra: cosa accadde in quel campionato?
“Ci furono tanti episodi che iniziarono a compromettere il buon campionato che stavamo facendo e il primo grande errore fu quello di mandare via l’allenatore. Radice fu esonerato ingiustamente dopo la sconfitta contro l’Atalanta. Dominammo quella partita, prendemmo a pallonate gli avversari, ma perdemmo 1-0 con gol di Perrone. Il presidente non ragionò, si fece prendere dalla frenesia e si ruppe il giocattolo. Mandò via Radice ed arrivò Agroppi in un momento delicato. Nel gruppo erano presenti 3/4 giocatori molto importanti legati a Radice, che aveva portato lui e che andarono in difficoltà con Agroppi. Inoltre il nuovo allenatore era un massacratore in TV, quando era in televisione andava contro Mataresse, la Federazione e tutti. Quella Fiorentina per me è l’esempio lampante di quando si dice: “si è rotto il giocattolo” ed a fine stagione retrocedemmo in B”.
“Per arrivare ad una forma accettabile basta riprendere gli allenamenti due settimane prima di ricominciare a giocare. Basta pensare che, pur non avendo la forma migliore, dopo quattro giorni di ritiro pre campionato già si giocano le prime partite. Solitamente tra la fine del campionato e l’inizio del ritiro passa un mese e mezzo, lo stesso lasso di tempo che potrebbe trascorrere in questa pausa per il Covid-19”.
Come mai il Napoli non ha mai puntato su di lei?
“Con il Napoli sono rimasto male tante volte per delle promesse ricevute ma non mantenute. È normale che quando tra un ragazzo di belle speranze ed un campione finito punti sempre a quest’ultimo e tante volte mi hanno detto farai la terza punta, devi crescere, devi fare esperienza e venivo mandato in prestito perché all’epoca il Napoli puntava giustamente sui grandi nomi. Mi cedettero al termine della stagione che mi prestarono all’Empoli in B ed a 19 anni feci 14 gol. Quando fui ceduto all’Avellino non andò bene, feci un campionato davvero deludente, al di sotto delle mie qualità e segnai soltanto 6 gol. Poi, l’anno dopo, andai a Foggia dove è iniziata una sorta di rivalsa nei confronti di chi non aveva creduto in me”.
Il Napoli di quest’anno simile alla Fiorentina 92-93. Lei faceva parte di quella squadra: cosa accadde in quel campionato?
“Ci furono tanti episodi che iniziarono a compromettere il buon campionato che stavamo facendo e il primo grande errore fu quello di mandare via l’allenatore. Radice fu esonerato ingiustamente dopo la sconfitta contro l’Atalanta. Dominammo quella partita, prendemmo a pallonate gli avversari, ma perdemmo 1-0 con gol di Perrone. Il presidente non ragionò, si fece prendere dalla frenesia e si ruppe il giocattolo. Mandò via Radice ed arrivò Agroppi in un momento delicato. Nel gruppo erano presenti 3/4 giocatori molto importanti legati a Radice, che aveva portato lui e che andarono in difficoltà con Agroppi. Inoltre il nuovo allenatore era un massacratore in TV, quando era in televisione andava contro Mataresse, la Federazione e tutti. Quella Fiorentina per me è l’esempio lampante di quando si dice: “si è rotto il giocattolo” ed a fine stagione retrocedemmo in B”.
Ha giocato sia con Maradona che con Batistuta: quali sono i suoi ricordi?
“Ricordi bellissimi. Maradona è il più grande di tutti i tempi, anche perché Pelè non l’ho visto, tuttavia non lo posso reputare il più grande di tutti i tempi, dato che secondo me ha militato solo in campionato mediocri. Con Bati avevamo un’intesa che andava oltre il campo, che ci ha rafforzati molto. Tra due attaccanti si crea spesso un rapporto di gelosia, antipatia e contrasto, dato che entrambi vogliono far sempre gol, mentre tra noi non c’erano questa gelosia e nessuno screzio. È stata una bella amicizia, ci frequentavamo fuori dal campo con le nostre famiglie ed il nostro rapporto era incredibile. Ricordo che io giocavo per lui, era un giocatore veramente incredibile, bastava mettergli una palla giusta e lui sfondava la porta. Credo che sia uno dei più forti stranieri arrivati in Italia”.
Capitolo Nazionale: perchè non fu convocato per mondiali di USA ‘94?
“Al mondiale probabilmente non ci sono arrivato perché nel momento migliore della mia carriera mi sono rotto il crociato. Mi infortunai nel ‘93 e sono stato fuori 8 mesi, uno stop che mi tagliò fuori. Ero molto considerato ma se stai fermo un anno i treni passano, il mio con la Nazionale si è fermato quando mi sono rotto il ginocchio. Chi gioca a calcio sa che l’infortunio è dietro l’angolo e queste cose possono capitare. Quando Sacchi mi convocava Signori restava a casa ma quell’anno mentre lui faceva un campionato strepitoso io ero a casa con le stampelle”.
Quali sono le differenze tra il calcio inglese e quello italiano?
“Tra i due campionati c’è un abisso, guardando la Premier ti rendi conto che loro vanno a 200km/h e noi a 30 km/h. Non parlo solo delle partite dei top club d’Inghilterra ma anche di partite di bassa classifica. Vedere una partita tra l’ultima e la penultima del campionato inglese è molto più bello e divertente di vedere una partita di cartello del nostro campionato. La norma è fare un gol in più degli altri mentre qui da noi si preferisce ancora subire un gol in meno degli avversari. Quando giochi a non prendere gol non ti diverti, la filosofia inglese è di giocare non di distruggere”.
“Ricordi bellissimi. Maradona è il più grande di tutti i tempi, anche perché Pelè non l’ho visto, tuttavia non lo posso reputare il più grande di tutti i tempi, dato che secondo me ha militato solo in campionato mediocri. Con Bati avevamo un’intesa che andava oltre il campo, che ci ha rafforzati molto. Tra due attaccanti si crea spesso un rapporto di gelosia, antipatia e contrasto, dato che entrambi vogliono far sempre gol, mentre tra noi non c’erano questa gelosia e nessuno screzio. È stata una bella amicizia, ci frequentavamo fuori dal campo con le nostre famiglie ed il nostro rapporto era incredibile. Ricordo che io giocavo per lui, era un giocatore veramente incredibile, bastava mettergli una palla giusta e lui sfondava la porta. Credo che sia uno dei più forti stranieri arrivati in Italia”.
Capitolo Nazionale: perchè non fu convocato per mondiali di USA ‘94?
“Al mondiale probabilmente non ci sono arrivato perché nel momento migliore della mia carriera mi sono rotto il crociato. Mi infortunai nel ‘93 e sono stato fuori 8 mesi, uno stop che mi tagliò fuori. Ero molto considerato ma se stai fermo un anno i treni passano, il mio con la Nazionale si è fermato quando mi sono rotto il ginocchio. Chi gioca a calcio sa che l’infortunio è dietro l’angolo e queste cose possono capitare. Quando Sacchi mi convocava Signori restava a casa ma quell’anno mentre lui faceva un campionato strepitoso io ero a casa con le stampelle”.
Quali sono le differenze tra il calcio inglese e quello italiano?
“Tra i due campionati c’è un abisso, guardando la Premier ti rendi conto che loro vanno a 200km/h e noi a 30 km/h. Non parlo solo delle partite dei top club d’Inghilterra ma anche di partite di bassa classifica. Vedere una partita tra l’ultima e la penultima del campionato inglese è molto più bello e divertente di vedere una partita di cartello del nostro campionato. La norma è fare un gol in più degli altri mentre qui da noi si preferisce ancora subire un gol in meno degli avversari. Quando giochi a non prendere gol non ti diverti, la filosofia inglese è di giocare non di distruggere”.