Ovviamente si ripartirà garantendo la sicurezza a tutti i lavoratori che mandano avanti il calcio, da quelli che guadagnano 30 milioni all’anno con ville in città e in collina a quelli che arrivano a stento a fine mese col mutuo alla gola. Nel calcio non si potranno applicare le regole che sono state vergate per la vita dopo il “lockdown”. Parliamo delle distanze di sicurezza, delle mascherine (che però dovrà indossare chi sta in panchina). Perché in campo il contatto fa parte dello sport, senza questo non c’è gara. Si giocherà a porte chiuse, ma è inevitabile che il rischio, come ovunque, resterà presente. Ci vorranno controlli capillari e continui, tamponi a gogo. E regole certe in caso di positività. Se un giocatore contrae il virus che si fa? Se sono due o più? Non sarà semplice, per questo, oltre a quando e se riprendere, bisogna portarsi avanti a stabilire il “come” (riprendere).
Fonte: CdS