La differenza sarebbe esclusivamente nei colori. Sembra assurdo, ma è così. Dalla “Spagnola” al Codid-19, un secolo. Sono cambiate solo le tonalità delle diapositive. Mono-cromatiche, in bianco e nero allora, poli-cromatiche, colorate oggi. La modernità, la tecnologia, il progresso, il benessere, il consumismo, la globalizzazione. Tutto ci sembrava cambiato, vero, in un mondo in spasmodica corsa verso il futuro, ci siamo accorti di aver corso a vuoto. Nonostante gli ostacoli superati durante il percorso, gli sforzi ed i successi, al primo, obbligatorio stop, ci siamo dovuti arrendere e siamo ritornati, quasi, al punto di partenza. Le file, le mascherine, gli spazi ampi divenuti ospedali e la paura. Quella della gente, quella di un nemico invisibile che può venire da tutto. Non aerei che bombardano dall’ alto, non fucili o palle di cannone, ma il tuo vicino di casa, la sua voce, il suo fiato, il suo tocco. Perchè? Non c’è risposta, siamo umani, non la troveremo. E stavolta non ci saranno “sbarchi” in soccorso. Solo una consapevolezza, la più amara. Correre a perdifiato per arrivare, irrimediabilmente, ad aver paura di noi. Ancora, irrimediabilmente fermi ad oltre cent’anni fa. Vittime. Oggi come allora. In fila, ad attendere il proprio turno. Una cosa è cambiata, in verità. Il “nome”, solo il nome di ciò che bisogna combattere. Intanto, pare che la natura, gli animali, le acque si stiano, un po’ alla volta, riprendendo ciò che spetta loro, ciò che abbiamo usurpato durante la corsa. Se il mondo avesse il senso dell’ umorismo, potremmo dire che ha già vinto. Andrà tutto bene. E’ diventato un mantra, alquanto stucchevole, in verità. Per molti non è stato affatto così. Per rispetto verso di loro abbiamo il dovere di provare a fare in modo che sia così.
a cura di Gabriella Calabrese