Il calcio della massima serie paga. In questa fase, gli errori epocali di una classe dirigente, che ha sempre preferito spendere allegramente piuttosto che reinvestire o risparmiare in vista di tempi difficili. E’ sufficiente prendere in esame la “ripartizione dei costi e ricavi” della Serie A.
Nel periodo compreso tra il 2013-14 e il 2017-18 (illustrato all’interno del “Report Calcio” di Federcalcio-Arel), per comprendere come il costo del lavoro. Ad esempio, non sia mai sceso sotto la soglia del 49% (come nel ’13-’14), raggiungendo il picco del 53% nel ’15-’16, e attestandosi su una media del 50% nell’ultima stagione (’17-’18) oggetto del monitoraggio.
Più della metà dei ricavi vengono assorbiti da questo indicatore. Senza poi considerare gli “ammortamenti e le svalutazioni” (compresi tra il 20% e il 24%). Si raggiunge così un livello di pressione non inferiore al 74% (dato stagione 2017-18). Fonte: Cds