Esclusa la Juve (che ha raggiunto un accordo privato con i suoi tesserati) ecco la mossa delle altre 19 società: la Lega Serie A punta al massimo risultato nella trattativa relativa ai compensi e parte da richieste dal 17% fino al 33% della paga stagionale.
Un taglio non con il bisturi, ma con la scure. I presidenti di Serie A hanno picchiato duro e, pur di arrivare a un documento congiunto di tutta la Lega, ha vinto la linea più oltranzista, quella che ha proposto riduzioni da un minino di un sesto (se si tornerà a giocare) a un massimo di un terzo (se il campionato invece non riprenderà) degli stipendi annui lordi dei calciatori. L’impatto è stato calcolato su base annua perché sulla mensilità di giugno convogliano i premi dell’intera stagione, ma con tutto il rispetto è un dettaglio. Il messaggio chiave è un altro: in termini percentuali (dal 17% al 33%) i tagli italiani sono i più alti in Europa. Un segnale chiaro che le nostre società non stanno affatto bene e tutto ciò potrebbe anche preludere, in alcuni (isolati) casi, alla cassa integrazione per i dipendenti, non per i calciatori e i tesserati naturalmente. Di certo i proprietari hanno voluto iniziare la trattativa da una posizione estremista. Qualcuno si ravvederà trattando con lo spogliatoio? Fonte: CdS