Bernardini (vomerese di Lega pro): «E se dovessi cercarmi un altro lavoro?»

Interessante intervista al "napoletano" del Pontedera a "il Mattino"

Di quel film uscito nelle sale dodici anni fa ha sentito parlare. «Generazione 1000 euro», il mondo visto attraverso gli occhi di un laureato con un modesto stipendio. Mariano Bernardini, intervistato da “il Mattino”, napoletano del quartiere Vomero, ne guadagna il doppio però sente di essere a un bivio umano e professionale a soli 22 anni. «E se dovessi cercarmi un altro lavoro?», si chiede più volte il centrocampista del Pontedera (Lega Pro), che è assistito da Gaetano Fedele, lo stesso procuratore dei fratelli Fabio e Paolo Cannavaro.

Tommasi, presidente dell’Assocalciatori, dice: «Con uno stipendio un giocatore di serie C si paga l’affitto di casa». È così? «Io guadagno duemila euro netti al mese, per fortuna il Pontedera paga l’appartamento ma un anno fa a Lucca non era così e mi restavano circa 1200 euro. Teoricamente, perché la Lucchese non pagava, così ho dovuto spendere i soldi che avevo guadagnato precedentemente a Pagani. Pensavo di avere trovato un po’ di serenità qui e invece…».

E invece la Lega Pro è ferma da cinque settimane, non si sa quando ripartirà la stagione e si annunciano tagli sugli stipendi: ha cominciato il Monza di Berlusconi, che gioca nel vostro stesso girone, pagando il 50 per cento di marzo. «Non so cosa può accadere da qui a qualche ora, altro che giorni. I dirigenti del Pontedera sono vicini alla squadra, però è una situazione difficile. Vai a dormire con mille pensieri e ti risvegli con quegli stessi pensieri. Riuscirò a fare la spesa? Potrò pagare le bollette? Se bloccassero gli stipendi, neanche avrei i soldi per rientrare a Napoli… Io potrei tornare a casa dei miei, ma gli altri calciatori, quelli con moglie e tre figli, come farebbero? Qui si arriva al massimo a 3mila euro di stipendio».

La sua giornata tipo? «Mi alleno nell’appartamento di Pontedera, dove vivo con la mia compagna Sara. Flessioni e squat con la cassetta di acqua minerale. Bisognerebbe avere una palestra in casa, ma chi può permettersela?».

I calciatori di serie A le hanno attrezzate in queste settimane. «Loro possono».

Lei è stato tesserato per due club di serie A, Napoli e Genoa. «Ho giocato nelle giovanili, poi ho fatto la serie C. Ero contento di essere arrivato a Pontedera, un bel progetto e la prospettiva dei playoff per la promozione in B. Ma adesso che sarà di questa stagione e dei nostri stipendi? E domani? Ho il contratto in scadenza e dal prossimo campionato sarò anche un over».

Ci spieghi. «Nella nostra categoria c’è un regolamento sul tetto di età: se in questa stagione i nati nel 97 sono quasi scomparsi, l’anno prossimo potrebbe toccare a noi del 98. Anche se ho solo 22 anni…».

Quando ha letto che la Juve ha congelato quattro stipendi dei suoi ricchissimi giocatori, cosa ha pensato? «Chi gioca in Lega Pro ci campa un mese con lo stipendio, diverso è il discorso per quelli che giocano in serie A e che potrebbero fare rinunce per creare un fondo di solidarietà in nostro favore perché la loro vita non cambierebbe. Noi siamo professionisti che non calcano i grandi palcoscenici, però rappresentiamo tante storiche realtà di provincia e anche questo è un patrimonio calcistico da tutelare».

Andrà tutto bene, coraggio.
«Ma ci penso a cosa potrei fare lontano dal calcio. Per inseguire questo sogno non mi sono diplomato. Lavorare in un bar per portare i caffè no, l’ho già fatto. Un lavoro online, chissà… Ma quando torniamo in campo?». 

La Redazionne

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