In Nicaragua e Bielorussia si gioca ancora: tocca anche a due brasiliani
Per proteggersi un tempo i calciatori indossavano parastinchi, adesso scendono in campo spuntando dagli spogliatoi con guanti di lattice e mascherine, come per una qualsiasi fila al supermercato. Accade in una di quelle enclavs del mondo in cui il pallone continua a rotolare,
Avviene nel Paese dell’America Centrale (match clou nel monday night, gioca la Juventus, di Managua però, contro lo Jalapa), ma anche nella fredda Bielorussia, a esempio. «Perché non bisogna farsi prendere da panico e psicosi di massa, e tutto deve andare avanti», come dice il presidente Alexandr Lukashenko, secondo il quale il Covid-19 si batte «facendo saune, bevendo molta vodka e lavorando duro».
Si adeguano al diktat giocatori come Gabriel Ramos, attaccante di 23 anni della Torpedo Zhino, o a Theo, centrocampista di un anno più giovane che ha preferito un triennale con l’Isloch agli studi della facoltà di educazione fisica dell’università di Rio de Janeiro. Tutti e due ex Flamengo.