Difensore prima e dopo la carriera da calciatore, perché Guglielmo Stendardo (napoletano ed ex centrale di Napoli e non solo) una volta appesi gli scarpini al chiodo si è dato al diritto: avvocato in diritto sportivo e professore universitario alla Luiss. Interpellato da Il Mattino:
Mettiamo da parte il passato da calciatore, oggi da avvocato cosa ne pensa della possibile riduzione degli stipendi a causa dello stop forzato per l’emergenza Coronavirus? «Evitando il populismo e analizzando la situazione dal punto di vista giuridico: in questo momento c’è un’impossibilità sopravvenuta della prestazione ma la causa non è imputabile al calciatore».
Ovvero? «Il calciatore non compie la prestazione per la sua volontà, anzi la fa seguendo le schede che gli sono state date dalle società e segue un programma di allenamenti».
E allora? «Tutto è legato alla ripresa delle attività agonistiche. Laddove campionato e coppe non si dovessero concludere regolarmente: ai sensi dell’articolo 1463 del codice civile le società potrebbero chiedere la restituzione dello stipendio per la mancata prestazione lavorativa.Fonte: Il Mattino