Oscar Magoni, 4 anni al Napoli a cavallo del Duemila, ai microfoni de Il Mattino:
«Bisogna venir qui a sentire le sirene delle ambulanze che vanno su e giù senza sosta, a vedere i camion dell’esercito portare via le salme senza che ci sia neppure un ultimo saluto dei propri cari… E poi mi direte se ha un senso pensare a quando il calcio potrà ricominciare». 127 presenze e 6 gol, una promozione ma anche una retrocessione, vive a due passi dallo stadio dell’Atalanta. Chiuso in casa, blindato. Mentre l’orrore scorre a due passi da lui, sperando che non bussi alla sua porta.
Magoni, quando ha capito che era un disastro?
«Ero a Renate, dove sono direttore sportivo, al campo di allenamento e arriva tutto teso e preoccupato il nostro medico sociale che lavora al Policlinico di Ponte San Pietro. Guardo il suo volto e quasi non ho bisogno che mi spieghi qualcosa».
Cosa le dice?
«Che quello che stava succedendo al pronto soccorso nelle ultime ore lo aveva visto solo in qualche film dell’orrore e mai avrebbe immaginato che sarebbe successo qui, a noi. E invece stava scoppiando una pandemia da cui non sappiamo quando ne usciremo». Fonte: Il Mattino