Il parere dei medici sulle sfide Atalanta-Valencia e Napoli-Barcellona

«Una bomba biologica». Con queste parole drammatiche in un’intervista al «Corriere della Sera» il dottor Fabiano Di Marco, primario di pneumologia presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – la provincia d’Italia più colpita dal Coronavirus – si è espresso sulla trasferta di 40 mila bergamaschi a Milano per Atalanta-Valencia di Champions il 19 febbraio.

Fu così?

«È una delle ipotesi che stiamo vagliando», ha detto Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore della Sanità ieri, durante la lettura del bollettino pomeridiano. Sei giorni dopo quella notte di Milano che potrebbe aver aperto una porta ai contagi.

Si giocò al San Paolo un’altra partita di Champions, la più importante. Quarantacinquemila spettatori per Napoli-Barcellona e in centinaia si presentarono allo stadio di Fuorigrotta con le mascherine perché nel precedente week-end erano stati segnalati i primi contagiati.

L’allarme in Italia non era altissimo come sarebbe poi diventato ad inizio marzo. Anche se c’erano partite rinviate o giocate a porte chiuse. «Una bomba biologica» quell’Atalanta-Valencia al Meazza.

E Napoli-Barcellona giocata sei giorni dopo?

«Verosimilmente il contagio non era così diffuso in quel periodo e credo e spero che vi fossero pochi o nessun paziente affetto dall’infezione in maniera sintomatica o asintomatica al San Paolo», commenta il dottor Vincenzo Esposito, direttore dell’UOC di immunodeficienze e malattie infettive di genere dell’ospedale Cotugno. Medico impegnato in primissima linea. E, peraltro, grande tifoso del Napoli. «Sono uno storico abbonato ai Distinti ma quella sera non ero allo stadio e non per timore del Coronavirus». Fonte: Il Mattino

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