Nel momento di crisi che il Paese sta vivendo complice il Coronavirus anche il calcio si trova a fare i conti con l’emergenza e, per provare a limitare i danni, oggi i presidenti delle società di A ribadiranno ai giocatori la necessità di un taglio degli stipendi. In base allo studio fatto insieme a Deloitte raccogliendo tutte le stime delle perdite dei 20 club e della Lega, nella riunione informale prevista tra i proprietari verrà approfondita la prospettiva di decurtare gli emolumenti dei calciatori del 20-30%. Al momento si tratta di percentuali indicative, che dovranno essere oggetto di riflessione e che non saranno fisse per tutti (il -30% scatterebbe solo per la fascia superiore agli 1,5 milioni lordi l’anno), ma variabili a secondo dei guadagni. Esentati coloro che hanno i contratti al minimo federale. Passare dall’intenzione ai fatti però non sarà facile perché, anche in caso di accordo Lega-Aic, il taglio non sarebbe automatico, ma andrebbe sottoscritto da tutti i singoli tesserati. E siccome alcuni/molti giocatori finirebbero per opporsi, a quel punto le società non avrebbero strumenti per procedere alla decurtazione. Il terreno, insomma, è assai scivoloso. Ecco perché la Serie A (con l’appoggio della Figc?) sta studiando di chiedere l’intervento legislativo del Governo per ridurre in maniera forzosa gli stipendi. Mettendo in conto il rischio di fuga di qualche top player particolarmente toccato dalla “sforbiciata”. La Lega italiana non è l’unica che sta valutando di percorrere questa strada: la Ligue 1 è di questo avviso (Lione, Bordeaux e Amiens hanno già chiesto la disoccupazione parziale per i dipendenti, con stipendi decurtati del 30%) e pure in Svizzera c’è fermento, mentre in Germania i calciatori del Borussia Moenchengladbach si sono ridotti i salari per evitare i licenziamenti di altri impiegati del club. Fonte: CdS