Prof. Castellacci: “Prima decisioni draconiane, poi pensiamo al calcio”

Il professore Enrico Castellacci era il medico della Nazionale italiana Campione del Mondo a Berlino. Oggi è nello staff di Fabio Cannavaro nel Guangzhou Evergrande, ed è presidente dei medici del calcio. Con lui si parla dell’ emergenza Coronavirus in Italia e nel mondo del calcio.

Cosa ne pensa della necessità di rinviare ulteriormente la ripresa degli allenamenti? «Credo sia assolutamente necessario e non è difficile capire la motivazione della mia idea. Servono buonsenso, senso civico e senso di responsabilità. Basterebbe questo per capire che in un momento in cui non si è ancora raggiungo il picco dell’epidemia, pensare di riprendere gli allenamenti sarebbe da irresponsabili».

Ma non solo. «Certe volte rimango allibito da determinati comportamenti. Capisco i problemi economici, ma bisogna rendersi conto di quanto male stia facendo questo virus al mondo e all’Italia».

Lei è ancora per una maggiore prevenzione? «Già un mese fa dissi che andavano bloccati tutti i campionati e fui preso per un eretico. Ma io venivo dall’esperienza cinese e mi ero reso conto prima di quanto potesse essere dannosa questa malattia. In Italia, invece, ancora si parlava di giocare a porte chiuse o porte aperte. Immaginavo già in quel momento che ci sarebbero stati dei problemi anche a livello di leghe europee e infatti così è stato. Sembrava una cosa fuori dal mondo, ma poi abbiamo visto come sono andate le cose».

Ma torniamo alla ripresa degli allenamenti. «Aggiungerei che ci sarebbe anche un problema di uniformità».

Ovvero? «Alcune società rischierebbero di iniziare prima, mentre altre, quelle che hanno al proprio interno dei casi di giocatori positivi, dovrebbero aspettare la fine dell’isolamento. L’insieme di tutte queste cose direi che farebbe propendere per un ulteriore rinvio».

Ha parlato di questa situazione anche con qualche medico di serie A? «Il timore generale dei medici “ordinari” è lo stesso di quelli sportivi. Loro sono i primi a predicare calma nella ripresa e a voler rimandare il ritorno in campo e i medici dovrebbero essere le persone più accreditate a decidere quando è il momento di riprendere».

Che aria si respira nel vostro ambiente? «I medici nel calcio sono seriamente preoccupati. Ci sono stati anche dei casi di positività tra loro. Spero solo che anche la Figc possa prendere delle decisioni chiare».

In Cina, invece, come sono andate le cose? «Non hanno avuto paura nel prendere decisioni draconiane e quelle decisioni hanno salvato una nazione. Ecco perché spero che facciano lo stesso anche in Italia. Si è detto che in Cina hanno risolto più rapidamente perché lì c’è uno stato centralizzato mentre qui è più difficile tutto. Ma se non si prendono decisioni drastiche non se ne esce. All’inizio della virulenza in Cina hanno bloccato tutto. Le squadre più grosse hanno deciso di andare all’estero e hanno fatto un ritiro lungo, ma anche ora che sono tornati, sono tutti ugualmente in quarantena e isolamento volontario».

Fonte: Il Mattino

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