Lo Scudetto d’estate non è una novità: Ecco i precedenti

Scudetto d’estate? Non sarebbe certo una novità. Il calcio italiano ne ha già assegnati ben 17. L’ultimo nel 1988-89 in un campionato che finì il 25 giugno. Anche se l’Inter dei record se l’era già cucito virtualmente sulle maglie a maggio, battendo 2-1 il Napoli e portandosi a +9, a 4 giornate dalla fine, quando la vittoria valeva 2 punti.

Allargando il discorso, addirittura 40 stagioni sono finite fra giugno e settembre. Fino al 1967 era normale: 35 finali “tardivi” su 65, più della metà. Poi un buco di 22 anni fino all’Inter del Trap. Negli ultimi 3 decenni è successo altre 4 volte, l’ultima nel 2000-01 per il terzo scudetto della Roma. Avete letto bene prima, sì, un campionato finì addirittura a settembre. Successe nel 1924.

L’ultimo dei 9 successi del Genoa. Il primo che diede diritto a cucirsi sulle maglie lo scudetto. Venne introdotto il progetto Pozzo, ideato dal ct che avrebbe vinto due Mondiali. Progetto che aveva portato due stagioni prima – dopo varie contestazioni – all’unica scissione dei campionati, uno della Federcalcio e l’altro della Confederazione Calcistica Italiana.

In quel 1923-24 scoppiò il caso-Rosetta: svincolatosi dai dilettanti della Pro Vercelli perché voleva andare a guadagnare soldi alla Juve, costò ai bianconeri 3 sconfitte a tavolino. Il Genoa ne approfittò per isolarsi in testa e vincere la doppia finale del Nord contro il Bologna, 15 e 22 giugno: 1-0 in casa, 2-0 a tavolino fuori (per incidenti, era finita 1-1). Per sapere contro chi si sarebbero giocati il campionato, i rossoblù dovettero aspettare due mesi. La Lazio vinse addirittura uno spareggio inutile, 2-1 con l’Ideale Bari, perché il Savoia si vide convalidare – dopo una lunga querelle – un 7-1 contro i pugliesi inizialmente trasformato in uno 0-2 a tavolino.

Finale al Sud, quindi: Alba Roma-Savoia. Il primo incontro nella Capitale il 27 luglio, l’arbitro fischiò la fine con 5’ di anticipo sullo 0-2. La Lega decise per la ripetizione. Nel frattempo, 3 agosto, il Savoia aveva vinto 2-0 anche in casa. Di nuovo a Roma, 10 agosto: 1-0 per l’Alba, i gol non contavano, ci volle lo spareggio. Ma l’Alba non si presentò a Livorno il 24 agosto, voleva che la Lega le anticipasse i soldi per la trasferta, così il Savoia si qualificò a tavolino. Prima finale il 31 agosto: 3-1 a Marassi. Ritorno il 7 settembre a Torre Annunziata: 1-1. Scudetto al Genoa.


I due campionati successivi finirono ad agosto. Nel 1925 per colpa delle famose 5 finali, al Nord, fra Bologna e Genoa. Successe di tutto: non solo sul campo (gol fantasma, incontri continuati pro-forma o forse no) ma soprattutto fuori, addirittura con parecchi colpi di pistola sparati alla stazione torinese di Porta Nuova contro il treno dei tifosi liguri. L’ultimo spareggio il 9 agosto a Milano alle 7 di mattina a porte chiuse: lo vinse 2-0 il Bologna, che poi conquistò lo scudetto battendo 4-0 e 2-0 l’Alba.

Quel campionato andò in archivio il 23 agosto, l’anno dopo il 22 col successo della Juventus, il secondo per i bianconeri ma il primo per la famiglia Agnelli. Calendario bizzarro: quasi due mesi di stop fra gennaio e febbraio, un altro mese fermi fra maggio e giugno. E unico scudetto vinto “alla memoria” da un allenatore: perché l’ungherese Jeno Karoly venne stroncato da un infarto nella sua casa di Rivoli il 28 luglio, distrutto, si disse, dalla tensione e dalle urla profuse 3 giorni prima durante lo 0-0 contro il Bologna nel ritorno della finale di Lega Nord. Con Jozsef Viola (ungherese anche lui) giocatore-allenatore, la Juve vinse 2-1 lo spareggio a Milano e poi superò la solita Alba, 7-1 e 5-0.


Il primo campionato finito in estate fu quello del 1913-14. Lo vinse il Casale, 7-1 e 2-0 alla Lazio, che all’andata arrivò in Piemonte in 10 e dovette far giocare il cassiere Perugini. L’ultimo è stato quello del 1988-89 dominato dall’Inter in una stagione funestata dalle morti violente di due tifosi, Nazzareno Filippini ad Ascoli e Antonio De Falchi a Milano, oltre al rogo sul treno dei tifosi bolognesi che lasciò sfigurato Ivan Dall’Olio. Di morti ce ne sono voluti più di duemila (e chissà quanti diventeranno, maledetto virus) per tornare a parlare di scudetto d’estate. Ne avremmo fatto volentieri a meno. Fonte: CdS

 

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