Il Presidente Gravina parla ai microfoni del Corriere dello sport, ovvio la prima domanda è stata quella sullo scudetto:
Lei è certo di poter salvare il campionato?
«Beh, io mi accontenterei di salvare la salute di tutti gli uomini di sport, anzitutto. Poi ho fiducia di salvare anche i campionati».
Giocando fino a giugno, o anche a luglio?
«Abbiamo una dead line. È il 30 giugno. Scadono contratti, assicurazioni, licenze. Finisce l’anno calcistico. Andare oltre significa introdurre modifiche regolamentari del tutto eccezionali».
Quanti giorni servono per concludere i tredici turni mancanti della serie A, considerato che nello stesso periodo potrebbero esserci impegni delle italiane nelle Coppe?
«Dai 45 ai 60 giorni. In due mesi portiamo tutto a termine con certezza. Se pure iniziamo a maggio, si può fare».
Quindi lei non crede a una riapertura dopo il 3 aprile.
«Credo che aprile sarà ancora in parte un mese di sofferenza, e in parte di accompagnamento alla ripresa delle attività. Ma non ho la sfera di cristallo».
Se l’epidemia si mangia anche un po’ di maggio o tutto maggio, che si fa? Si rinuncia ad assegnare lo scudetto, o lo si regala alla Juve, grazie a un solo punto in più sulla Lazio? Come avete fatto a ipotizzare una simile idea? Fa torto alla stessa Juve e ai tifosi italiani.
«Tutti pensano che l’unico problema sia quello di assegnare lo scudetto. Ma noi dobbiamo stabilire chi va in Champions e in Europa League, chi retrocede in B, chi sale in A, chi retrocede in C e chi sale in B. Le sembra poco»?
No, ma che c’entra con lo scudetto?
«C’entra, perché in via teorica si potrebbe anche non assegnare il titolo, ma tutto il resto si deve stabilire. Rinunciare a promozioni e retrocessioni sarebbe una violazione degli interessi soggettivi di tante società».
Fonte: CdS