Champions ed Europa League: incassi, differenze e…variabili!

Il club azzurro è da anni un habitué della Champions League, ma, in questa fase del campionato fermo restando l’imponderabile legato all’emergenza sanitaria e agli sviluppi del percorso nella Champions ancora in corso, la squadra di Gattuso non può che concentrarsi sull’obiettivo più plausibile (Europa League)

Da un punto di vista dei ricavi, beh, il paragone non sussiste: basti pensare che la sola qualificazione alla fase a gruppi della Champions 2019-2020 ha fruttato 15,25 milioni, mentre la quota d’ingresso riconosciuta in Europa League è stata di 2,92 milioni. Nettamente differenti anche i bonus della prima fase: 570mila euro per la vittoria contro 2,7 milioni; 190mila euro contro 900mila euro per il pareggio. Nonché quello per il passaggio del turno: con l’accesso agli ottavi di Champions, il primo step, il Napoli ha guadagnato 9,5 milioni, mentre quello ai sedicesimi di Europa League avrebbe portato in cassa 500mila euro (1,1 milioni quello agli ottavi; 4,5 la finale).

La vera variabile, insomma, è rappresentata dagli introiti del market pool, e dunque dei diritti televisivi assegnati in base al valore proporzionale di ciascun mercato televisivo: un anno fa, fino ai quarti, la Lazio guadagnò circa 10 milioni, mentre il Chelsea di Sarri, vincitore della coppa, 21,8 milioni. Le altre variabili: gli incassi delle partite in casa; il coefficiente legato al ranking europeo delle ultime dieci stagioni (il Napoli è 16°); l’eventuale vittoria del girone (1 milione; 500mila euro al secondo classificato). Arrivare fino in fondo, insomma, potrebbe fruttare anche 35-40 milioni. Diritti tv permettendo.

Corriere dello Sport

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