Una vita in nerazzurro. Ma Alessandro Altobelli – per tutti Spillo – ha anche un passato nella Juventus. Poi più di 30 presenze con in mezzo anche un assist a San Siro nella gara contro la «sua» Inter. Oggi l’ex campione del mondo in Spagna nell’82 continua a seguire le gare del campionato italiano che commenta per conto di Bein Sports, tv in Qatar.
Che impressione le fa questo Juventus-Inter a porte chiuse?
«Di sicuro è un qualcosa al di fuori dei nostri schemi mentali. Anche perché non bisogna dimenticare l’importanza di questa gara dal punto di vista della classifica».
Ovvero?
«È la partita dell’anno, ma sopratutto è la partita di Antonio Conte che dalla Juve ha avuto tanto».
A parti invertite, però, anche lei è stato un ex…
«Ho fatto 11 anni nell’Inter e poi per questioni personali ho preferito togliere il disturbo. Ma in quel momento non sapevo che sarei andato alla Juve. Quando ho rotto il contratto con l’Inter per incomprensioni con Trapattoni sono andato agli Europei dell’88 senza squadra. Poi mi ha chiamato Boniperti e ho scelto di andare alla Juve. Non è stato un passaggio diretto».
E come ha vissuto le gare contro l’Inter?
«Non bene».
In che senso?
«Ho giocato a San Siro e ho fatto un assist, ma avrei preferito non giocare quella partita lì. Perché non avrei mai voluto giocare contro l’Inter. Non solo con la maglia della Juventus».
Ma torniamo alle porte chiuse: a lei è mai capitato di giocare in situazioni del genere partite così decisive?
«Non mi è mai successo di giocare una partita a porte chiuse, però mi è capitato di giocare una gara di ritorno di Coppa Italia a San Siro tra Inter e Roma con uno stadio deserto».
Come mai?
«Un’insieme di cose: faceva un freddo micidiale e all’andata avevamo perso 4-1 a Roma. In tribuna non c’erano manco i nostri parenti».
E voi?
«Bersellini ci portò in ritiro ad Appiano Gentile. Eravamo da soli in mezzo al freddo. Una sorta di allenamento a quella che sarebbe stata la situazione a San Siro».
E come andò?
«Direi bene. Vincemmo 3-0, io feci due gol, passammo il turno e poi vincemmo anche la Coppa Italia a fine stagione».
Il segreto?
«Capimmo subito che in campo ci dovevamo andare noi. I tifosi contano, ma fino a un certo punto. Anche perché altrimenti vincerebbero sempre le squadre che hanno più spettatori».
In questo caso come pensa che sia cambiata la preparazione di Sarri e Conte?
«Non è cambiato nulla. Penso che il problema sia stato solo mentale in questi giorni di totale incertezza. Ma dal momento che data e ora erano sicuri, le menti sono tornate a essere concentrate».
Quanto vale questa partita?
«Tanto. E capisco che l’Inter voleva giocarla dopo aver recuperato la sfida contro la Samp, perché una vittoria le avrebbe permesso di ridurre ancora di più il gap. E allo stesso tempo capisco perché tutti la volessero giocare adesso e non a maggio quando magari il distacco tra le due squadre sarebbe stato incolmabile».
Da attaccante ad attaccante: chi sceglie tra le due squadre?
«Impossibile non dire Ronaldo. Perché segna sempre e con lui la Juve parte sempre con un gol di vantaggio».
E nell’Inter?
«Non si può scegliere uno tra Lukaku e Lautaro, perché i due si compensano e formano una coppia perfetta».
Come vede la sfida in panchina tra i due allenatori?
«Molto interessante. Sarri non sta vivendo un ottimo momento perché i tifosi non sono contenti per gioco e risultati».
E Conte?
«Ha messo tutti d’accordo perché ha preso sempre le difese dell’Inter e sembra un interista nato. Giustamente è un professionista e lavora per la squadra che lo paga. Logico che per lui è una partita chiave perché vale tanto per il futuro immediato dell’Inter».
Ma nella lotta scudetto si deve tenere conto anche della Lazio o è un fuoco di paglia?
«I fuochi di paglia si spengono presto, mentre mi sembra che la Lazio vada avanti da tempo. Ha perso pochissime partite e ha battuto anche la Juve. Parliamo di una realtà, non è più una scoperta. E sono certo che potrebbe anche dare fastidio a Inter e Juventus». Fonte: Il Mattino