L’assemblea di Lega, ieri, ha ratificato l’unica soluzione possibile: svolgere le partite a porte chiuse fino, al 3 di aprile, per garantire la conclusione del campionato. Non esistevano molte altre alternative. La cosa assurda è il clima in cui si è svolta la suddetta assemblea, che, come si legge su La Repubblica, non ha avuto nulla di responsabile e dignitoso. Nelle sale del Coni, durante l’assemblea, ognuno guardava ai propri interessi senza perseguire, neanche in minima parte, un fine unico: “Il presidente della Lazio Claudio Lotito insisteva per giocare a porte aperte, chiedendo alla ministra Lamborghetti che il governo lasciasse ai prefetti il compito di decidere se restare o meno a porte chiuse: più degli incassi non voleva perdere il vantaggio di giocare davanti ai propri tifosi. Il presidente dell’Atalanta Percassi insisteva nel giocare Lazio-Atalanta il 13 maggio e non il 15 marzo, come da programma. Altri spingevano per interrompere il campionato e assicurarsi un altro anno in Serie A, evitando la retrocessione. Dal Pino, esausto, ha minacciato più volte di dimettersi e, insieme all’amministratore delegato Luigi De Siervo, ha chiesto al presidente della Federcalcio Gravina di prendere una decisione finale. La Figc ha quindi disposto – dopo aver ricevuto il decreto firmato dal premier Conte – la chiusura di tutti gli stadi fino al 3 aprile.”