Processo per appropriazione indebita per Raffaello Roberto

E’ arrivata la notizia di un processo per appropriazione indebita all’ex amministratore della Lefima Srl. Ovvero la società che aveva in gestione la rete ufficiale dei club della Juventus. L’accusa è quella di aver intascato nel corso di anni i pagamenti degli acquisti dei tagliandi di alcune partite.

Il “protagonista” è Raffaello Roberto, un volto noto nella tifoseria juventina. Ha guidato la Lefima dal 2013 al 2017. In questo lasso di tempo avrebbe intascato, secondo un’indiscrezione de La Stampa, più di 323mila euro.

Soldi spariti, finiti nelle sue tasche. Il pm Luisa Bergamasco spiega come:

«Effettuando bonifici dal conto societario verso il contro personale, effettuando prelievi in contanti con la carta bancomat della società, effettuando spese estranee all’oggetto sociale, trattenendo per sé somme incassate in contanti dai club bianconeri nell’ambito della gestione dei biglietti di alcune partite».

Negli ambienti del club si mormora che facesse la

«bella vita, a spese dei tifosi».

Roberto è finito a processo nell’ambito di un’indagine cominciata nel 2017 da una querela depositata dopo l’avvicendamento ai vertici amministrativi della Lefima.

La Stampa spiega:

Durante una riunione chiarificatrice, a cui aveva partecipato anche Mariella Scirea, presidente del Centro Coordinamento Juventus Club, erano emersi una serie di ammanchi sospetti. Prima alcuni bonifici ingiustificati. Poi tutto un pregresso di prelievi indebiti e altri bonifici personali. Una valanga. In quell’occasione Raffaello Roberto si era giustificato dicendo di aver avuto dei problemi personali”.

Il suo nome, del resto, era già comparso in un’altra indagine, qualche anno fa. Quella condotta dall’antimafia torinese, “Alto Piemonte”. Quella che svelava gli interessi della ’ndrangheta per il lucroso business dei biglietti della Juventus e che aveva fatto emergere infiltrazioni criminali nelle curve bianconere. Compariva come socio accomandante della società Malafarina Sas, con sede in provincia di Reggio Calabria, attiva nel settore «artistico, intrattenimento e costruzioni di edifici».

“Stando alle indagini dei militari, il detentore delle scritture contabili della società era il commercialista Domenico Furina, «professionista emerso nel corso dei procedimenti penali della procura di Reggio Calabria per cointeressenze con la cosca di ’ndrangheta Commisso di Siderno». Contatti, va detto, che non erano mai sfociati in sviluppi concreti d’indagine, né avevano preso forma di contestazioni formali a carico dell’ex gestore dei club bianconeri”. Fonte: La Stampa

Alto Piemonte
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